Meno carne e più frutta e verdura: Italia ai primi posti

Meno carne e più frutta e verdura: Italia ai primi posti

di Enrico Villafrutta

Gli italiani consumano meno carne e più frutta e verdura che, in ogni caso, vengono esportate. Due casi sono eloquenti: come per il riso asiatico senza carico doganale, la Coldiretti piemontese ha chiesto l’alt della importazione di carne brasiliana, che invade la grande distribuzione. Inoltre, a causa dell’affaire ucraino con la Russia, è calata bruscamente la spedizione di frutta e verdura alla Federazione russa, provocando danni ingenti nelle aree di specializzazione della Pianura Padana. Queste situazioni che preoccupano, sono più che mai al centro dell’attenzione documentata dalle statistiche e da altre riflessioni degli esperti che si soffermano sul consumo pro capite di frutta e verdura intorno ai 7 chilogrammi annui.

E’ vero: il consumo di carne è indice del benessere alimentare in un Paese che comunque attualmente lamenta un alto tasso di povertà. Infatti, secondo le ultime statistiche, gli italiani consumano mediamente pro capite 78/50 chilogrammi di carne bovina e di altri animali rispetto a mezzo secolo fa, quando nelle famiglie entravano tagli di carne corrispondenti a 27/30 chilogrammi. I manicaretti finivano nelle pentole soltanto alla domenica e nei giorni festivi, tanto che i medici commentano positivamente il fenomeno, attribuendolo ad una sostanziale riduzione delle proteine animali, in particolare la carne rossa, che nei produttori ha suscitato molte polemiche. In sintesi: non è vero che a lungo andare le proteine animali provocherebbero patologie anche gravi, incominciando dalla impennata di acido urico nel sangue.

E’ altrettanto vero per i sostenuti consumi di verdura e di frutta, attribuiti soprattutto ai giovani che hanno mutato le loro abitudini alimentari e che credono di più alla dieta mediterranea, fra l’altro inizialmente codificata dagli inglesi. L’antidoto della dieta mediterranea, in parte combattuta da presunti dietologi, è giudicato utile per combattere l’obesità, patologia assai diffusa negli Stati Uniti e in via di forte diffusione anche in Italia. Sul tema specifico, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha effettuato alcuni rilievi, diventati un riferimento per tutto il mondo. E per l’Italia, anche soffermandosi su ogni regione del Paese (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Sardegna) l’OMS è arrivata a queste conclusioni: nelle regioni di punta il consumo di frutta e verdura non supera mai le 5 porzioni giornaliere raggiungendo in Sardegna il maggior consumo. Non solo: questo, appurato nel 2016 , conferma la valutazione complessiva sugli italiani che, più della carne, consumano maggiormente frutta e verdura. In Italia, come evidenzia il ministero della Salute, circa 5 adulti su 10 consumano non più di due porzioni al giorno di frutta e verdura, meno di 4 su dieci che consumano 3-4 porzioni, mentre solo una su dieci ne consumano la quantità raccomandata dalle linee guida per una corretta alimentazione; ovvero 5 porzioni al giorno, come è correttamente sottolineato.

Altri, oltre al ministero della Salute, si stanno soffermando sui dati che riassumono dove va realmente il nostro Paese. Stando ad alcune indicazioni, contraddette da altre, secondo le quali il consumo dell’ortofrutta scende in Europa, in 12 mesi il consumo di frutta e verdura si attesta mediamente su 5/7 chilogrammi, soprattutto comprendendo le patate, i pomodori, le insalate. Le analisi si soffermano su altri aspetti che riguardano i minorenni: i consumi di frutta e verdura si impennano nelle famiglie nelle quali i genitori fanno la scelta di questi alimenti e, pertanto, influenzano anche i figli. La tendenza, inoltre, condiziona la compilazione dei menù delle mense scolastiche. Ultimamente, anche la grande stampa di informazione si interessa di questo argomento, segno che è stato collocato al primo posto nelle graduatorie di marketing. In una sua inchiesta Panorama così conclude: L’Italia come si colloca nel contesto europeo? Molto bene, con i suoi 452 grammi di media giornaliera è uno di quei 4 paesi che centrano l’obbiettivo, preceduto dalla Polonia e seguito da Germania e Austria. Ma da questo gruppo (ndr:calcolato su 16 paesi) mancano molti paesi dell’area mediterranea che potrebbero avere consumi simili. Il fanalino di coda è la Finlandia dove il consumo quotidiano pro capite di frutta e verdura non raggiunge i 200 grammi, ossia due chilogrammi e mezzo annui.

Tuttavia, forse il quadro più completo è stato tracciato dal Fosan (Fondazione per gli studi degli alimenti e della nutrizione, Roma, un autore di riferimento il dietologo Renzo Pellati) che giunge a queste conclusioni: un mercato promettente, come sottolineato dall’Eufic (European Food Information Council) è rappresentato da Austria, Belgio, Danimarca, Islanda, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia. Inoltre, i consumi pro capite sono inferiori ai 400 grammi giornalieri così come indica l’OMS, che dovrebbero rappresentare circa 7 chilogrammi all’anno, confermando l’esistenza di un mercato promettente per l’ortofrutticoltura nazionale. Il suo tallone di Achille, troppe volte rappresentato dalla antiquata organizzazione penalizzante economicamente, dovrebbe avere un solo epilogo: la sua rapida e razionale rimozione, eliminando la impostazione irrazionale dei vecchi mercati ortofrutticoli, criticata dai produttori.

 

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