Documenti, prego! Il segreto di stato sugli alimenti non c’è più

Documenti, prego! Il segreto di stato sugli alimenti non c’è più

di Enrico Villa

La maratona contro il Consiglio di Stato e i Tribunali amministrativi regionali si è esaurita con la sentenza 9 marzo 2019, salvo ricorsi tardivi dell’ultima ora. Così latte, formaggi, yogurt provenienti dalla Comunità Europea e in generale dall’estero dovranno riportare sulle loro confezioni e nelle fatture nonché negli altri documenti di accompagnamento la provenienza precisa.

Prima la provenienza era considerata violazione del segreto di stato che danneggiava la nostra economia con prodotti farlocchi, favorendo sul mercato internazionale falsi made in Italy i quali ultimamente hanno riguardato prodotti in genere tedeschi che stanno inquinando i corsi commerciali utilizzando gli articoli inventati dopo le sanzioni della UE provenienti dalla Europa dell’Est o l’import deciso dagli ultimi provvedimenti dell’amministrazione USA, canadese, giapponese. La battaglia per abolire il segreto di stato che nei prossimi mesi e anni dovrà riguardare la gamma di tutti gli altri alimenti, era stata lunga e annosa con la presunta resistenza della magistratura amministrativa nonché dei ministeri dello Sviluppo Agricolo e della Sanità.

Infatti, le cronache giuridiche ed economiche del nostro Paese indicano l’avvio dell’ultima maratona contro il Consiglio di Stato l’undici agosto 2013 con il sostegno incondizionato delle categorie agricole, fra le quali Confagricoltura e Coldiretti. Quest’ultima ha riproposto l’abolizione del segreto di stato comprovando tutte le conseguente negative di questo orpello giuridico, come in una lunga intervista ha fatto notare Ettore Prandini presidente da poco di Coldiretti, il 7 marzo scorso ribadito in una nota dell’Ansa della bontà funzionale dell’abolizione del segreto di stato del sette marzo 2019 per adesso riguardante il latte e i suoi derivati (formaggi eccetera).Ma proprio nell’agosto di 7 anni fa l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi(2014/2016) aveva messo all’ordine del giorno l’abolizione del segreto di stato di competenza del Consiglio di Stato nel contesto delle riforme burocratiche progettate. E in un articolo molto limpido da economista, Romano Prodi aveva dato man forte a Matteo Renzi. Nel suo specifico articolo, contemporaneamente comparso appunto l’11 agosto 2013 su Il Messaggero, su Il Mattino e su Il Gazzettino, il professor Prodi sulla scarsa utilità dei Tar regionali e del Consiglio di Stato è molto severo perché questo apparato amministrativo in Italia occupa un presidente ogni tre giudici, sovente utile per ritardare le pronunce delle cause finite davanti ai Tar regionali e al Consiglio di Stato. Tuttavia secondo Prodi, se si abolissero i Tar e il Consiglio di Stato, il nostro Pil assumerebbe subito un cospicuo segno positivo. E ancora: un aumento del Pil non solo senza spese ma con copiosi risparmi. In ultimo, la riforma a giudizio di Prodi riferendosi alla Germania e a altri produttori della Cee riflettendo sul fatto dell’enorme e senza confronti spazio di potere che queste istituzioni hanno assunto rispetto ai limiti rigorosi che esse hanno negli altri paesi.

Come Romano Prodi anche accennava nel suo articolo per chiedere di riformate o abolire Tar e Consigli di Stato, proprio la istituzione centenaria del segreto di stato è, appunto, un orpello dannoso che l’Italia è riuscita ad abolire, però suscitando reazioni risentire dei nostri partner comunitari ed operatori commerciali internazionali i quali dallo scorso 6 marzo dovranno tenere conto di questo risvolto giuridico: anche le mozzarelle e gli altri formaggi bavaresi che stanno invadendo lentamente il mercato italiano con l’ausilio della grande distribuzione a capitale teutonico, dovranno dichiarare compiutamente l’origine. E, per esempio, lo stesso dovrà accadere per il riso non europeo e per le lavorazioni di frutta come le marmellate e i vari tipi di insaccati. Proprio l’abolizione del segreto di stato attuata con la sentenza del 9 marzo scorso dovrebbe modificare il flusso di falsi prodotti che secondo la fonte Coldiretti lo scorso anno si sono introdotti nel nostro territorio per circa il 33%, mentre nel 2018 i prodotti più o meno mascherati sono arrivati furtivamente in Italia nella misura di circa l’83%.

Il problema della circolazione di alimenti negli stati pre-unitari è antica, risalente al 1400 circa che gli stati assumevano provvedimenti, come i governi austroungarici per moderare la circolazione di merce, sovente non gravate da imposizioni fiscali.

Ma il boom di generi coperti da segreto di stato nonché da conflitti fra stato e privati, o stati e istituti territoriali si impone nel 1861, dopo la dichiarazione dell’Unità, proclamata a Torino da Vittorio Emanuele re d’Italia(1820/1871). Lo scontro fra lo stato, il territorio e i suoi interessi, il Consiglio di Stato la riforma prospettata dall’alessandrino Urbano Rattazzi(1801/1873) che abolì la provincia di Vercelli non tenendo conto delle benemerenze patriottiche dei vercellesi e aggregando il territorio al Novarese. Anche per modificare il parere del Consiglio di Stato, bisognerà attendere fino al 1927 quando il presidente del Consiglio Benito Mussolini, sentito il Consiglio di Stato, ripristinò a Vercelli la provincia dando un assetto territoriale assai diverso al Piemonte Orientale.

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