Sotto la neve (se c’è) cresce il risicoltore

di Gianfranco Quaglia

L’inverno, nelle campagne, un tempo era la stagione del riposo: per la terra e gli agricoltori. In attesa della primavera i lavori erano interrotti, ridotti al minimo, e quasi per tacito accordo le attività si limitavano ad accudire il bestiame in stalla, potare qualche albero. Non è più così: se sotto la neve (sempre più rara) c’era il pane, come recitava l’antico adagio, ora la stagione invernale viene utilizzata per accrescere il patrimonio di conoscenze e di preparazione. In una parola: aggiornamento professionale che per alcuni operatori del settore è valido anche per il conseguimento dei crediti formativi obbligatori. Una versione rivisitata e più attuale delle antiche cattedre ambulanti, quando gli agronomi giravano nei paesi rurali per tenere corsi specifici dedicati all’allevamento, a tecniche di coltivazione, a innovazioni. Adesso i corsi sono strutturati sul territorio, come nel caso degli incontri tecnici che Ente Nazionale Risi organizza in tutta l’area risicola italiana: dal Vercellese alla Lomellina sino al Ferrarese e in Sardegna, a Oristano. I risicoltori sono chiamati a confrontarsi, seguire lezioni tenute da tecnici del settore. La gamma delle discipline è vasta: non solo agronomia, anche meteorologia, ambiente, nozioni economiche e attenzione all’andamento dei mercati. L’imprenditore 4.0 deve “attrezzarsi” per garantire a sé stesso e ai consumatori un’agricoltura più moderna e sostenibile, in grado di reggere la concorrenza e guardare al futuro.

 

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