Senza tracciabilità difficile evitare i cibi Ogm

Senza tracciabilità difficile evitare i cibi Ogm

fotoogmdi Enrico Villa

Come rigidamente sostiene Coldiretti, presieduta da Roberto Moncalvo, anche un numero sempre maggiore di nutrizionisti è ormai in guerra contro gli organismi geneticamente modificati. Anzi: i nutrizionisti, con un riferimento alla ricerca statunitense e europea sciorinano un ventaglio di almeno cinque prodotti “spazzatura” la cui circolazione più o meno libera sui mercati danneggia gravemente l’agroalimentare. La Coltivatori afferma a spada tratta – ma il principio fa breccia anche sulle altre organizzazioni agricole – che una grande battaglia della guerra in corso si vincerà con la tracciabilità generalizzata dei prodotti che finiscono ai consumatori. In altri termini: contro le normative in vigore sui mercati globali, dominati dagli Usa, dall’Ue nonché da stati ormai forti in questa materia come Federazione Russa, Cina, Brasile e nazioni Bric, ogni alimento che finisce nelle scansie dei supermarket o sulla nostra tavola dovrebbe essere accompagnato da una precisa etichetta ampiamente comprensibile anche da quanti sono digiuni di chimica, fisica e tecnologie alimentari.

Il caso degli ogm, sui quali si dibatte ormai da anni, è il più emblematico. Là dove la ricerca dei genetisti non è limitata dalle norme restrittive come nel nostro Paese o dall’applicazione del “principio di precauzione” in pochi anni le coltivazioni ogm sono dilagate. Secondo una tabella delle stime, nel mondo in questo momento la colza ogm è coltivata al 9%, il cotone al 9%, il mais al 30%, la soia al 52%. In proposito, oltre agli agronomi osservano i nutrizionisti: le bevande a base di mais e gli snack per la prima colazione confezionati con “prodotti base ogm” circolano ormai senza alcun freno nei circuiti commerciali con provenienza dai paesi non free.

Negli Usa coltivazioni ogm (mais e soia in particolare) si sono attestate sui 70 milioni di ettari annui. E lo stesso accade in Brasile. Queste produzioni a più basso costo e, quindi, con una concorrenza sleale nei confronti del nostro agroalimentare, finiscono come mangimi nella carne dei nostri bovini oltre che nelle bevande a base di mais e nei preparati da prima colazione. In Europa Comunitaria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Portogallo hanno coltivazioni ogm limitate a circa 9 mila ettari circa. Però l’area ogm spagnola ( dove il mais e il riso sono importanti) è di circa 137 mila ettari. Diversamente dagli Usa dove si sta diffondendo il golden rice con presunte più vitamine, le coltivazioni italiane di riso sono indenni da ogm, mentre così non sarebbe come in Friuli per il mais, coltura affiancatrice di quella risicola. Il quesito dei nutrizionisti, come per il riso senza norme proveniente da Combogia e Sudest asiatico, è questo: siamo proprio sicuri che senza evidente tracciabilità sugli scaffali dei supermarket finisca riso presunto contaminato da ogm spagnolo o romeno o bulgaro? Se così fosse a grave danno si aggiungerebbe danno altrettanto rilevante.

In Italia, la norma sugli ogm è rigorosa. E la coltivazione integra un reato penale, tanto è vero che la legge commina per i coltivatori (anche per il mais e altro) da 6 mesi a 3 anni di reclusione e da diecimila a trentamila euro di multa. In maniera pilatesca l’Ue ha demandato l’eventuale divieto di coltivazione gm alla sovranità di ciascuno dei 28 stati partner, tuttavia precisando indirettamente che il divieto eventuale di ogm deve essere anche essere visto in relazione all’ambiente, alla pianificazione urbanistica e alla politica agraria più in generale. Per sostenere la loro tesi contro gli ogm, ritenuti pericolosi da un punto di vista delle patologie per l’uomo, i nutrizionisti si riferiscono alla studio giudicato fondamentale del genetista francese Gilles-Eric Seralini (Università di Caen, Normandia) e in Germania agli studi divulgati da Springer.

Come accennato, la guerra degli specialisti in tecniche della nutrizione, con il coinvolgimento dell’agroalimentare, riguardano anche condimenti da avversare, come la margarina che danneggia il burro “più salutare” e i succhi di frutta. Un emendamento per renderle più consistenti (più del 20% di frutta) qualche giorno fa è stato bocciato dalla Camera. Come vorrebbe l’Unione Europea, forse rimarrà invariata anche in Italia l’acqua zuccherata al 12% che fa male e danneggia i produttori di frutta.

 

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