Piemonte-Lombardia-Ente Risi contro l’effetto leopardo in risaia

Piemonte-Lombardia-Ente Risi contro l’effetto leopardo in risaia

centroricercheVertice Piemonte-Lombardia sul riso, per guardare oltre i confini e fare fronte comune contro la crisi dei prezzi. Come dire: in attesa che Bruxelles batta un colpo, ovvero ascolti le invocazioni della risicoltura europea e blocchi le importazioni a dazio zero dai Paesi meno avanzati, troviamo noi una soluzione. A provarci è l’Ente Risi che ha ha convocato al Centro Ricerche di Castello d’Agogna (Pavia), esponenti della filiera e gli assessori all’agricoltura delle due regioni: Giorgio Ferrero, per il Piemonte; Gianni Fava, per la Lombardia, in una delle sue ultime uscite prima del passaggio di testimone fra la Giunta Maroni e la Giunta Fontana. Erano presenti il presidente Ente Risi, Paolo Carrà, i consiglieri dello stesso Ente in rapresentanza del mondo industriale Maria Grazia Tagliabue e Marco Invernizzi; l’ad di Euricom, Mario Francese; il vicepresidente nazionale di Coldiretti, Mario Tonello. Molte rappresentanze di risicoltori.

Sul tavolo riflessioni, proposte, ipotesi. Partendo da un presupposto: all’aumento di superficie corrisponde un fisiologico calo di prezzo e quindi occorre rivedere il tipo di impostazione, con il coinvolgimento di tutta la filiera. Sino ad arrivare a una vendita organizzata supportata da aiuti economici. Se non si interverrà con una chiara svolta c’è il rischio che la risaia italiana muti il suo aspetto: non più una tavolozza uniforme, ma una distesa a macchia di leopardo. Traduzione: non pochi agricoltori abbandonerano la coltivazione del riso per orientarsi verso altri seminativi meno rischiosi e più redditizi. “Una tendenza già in atto – dice Paolo Carrà – visibile nei campi”.

Al termine dell’incontro l’impegno di ritrovarsi a un tavolo più ristretto per discutere i due punti focali: la superficie e il mercato.

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