Me ce le beviamo proprio tutte?

di Gianfranco Quaglia

La gamma delle fake news circolanti sul web attorno al coronavirus, così come i suggerimenti per evitarlo, è infinita. Dall’invito ad assumere vitamina C in dosi massicce agli estratti di cipolla e all’olio di origano. Sino a un forte consumo di aglio: quest’ultimo consiglio, in ogni caso, avrebbe lo scopo di distanziare le persone forse senza ricorrere alle imposizioni. Ancora: qualcuno ha messo in correlazione un’omonimia tra la famosa birra messicana, Corona, e il coronavirus, determinando un crollo di vendite di quella marca. 

In questo quadro di disinformazione, tentativi di rassicurare, discussioni, non poteva passare inosservato l’intervento di Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, istituzione fra le più autorevoli nel settore enologico, che ha diffuso una nota ufficiale: “Il consumo moderato di vino, legato al bere responsabile, può contribuire a una migliore igiene del cavo orale e della faringe, area, quest’ultima, dove si annidano i virus nel corso delle infezioni”. Riflessione – sottolineava il comunicato – arrivata dopo un confronto con importanti rappresentanti della comunità medica (senza citare alcun nome). Immediate le reazioni: per Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’istituto ortopedico Galeazzi di Milano, è “un’affermazione da condannare assolutamente, non si può pensare una cosa del genere, non esiste alcuna prova scientifica, per la disinfezione ci vuole ben altro”. E Riccardo Gatti, direttore del Sert dell’Ospedale Santi Paolo e Carlo di Milano “è vergognoso che siano divulgate queste affermazioni in questo momento perché aumentano la confusione, spingendo le persone a consumi inutili e non positivi per la salute”. Sarebbe come dire che chi è ubriaco è sempre sano e non prende infezioni”. 

Esplicito, lapidario e risolutivo il professor Emanuele Scafato, vicepresidente dell’European Federation Scientific Societiers of Addiction e direttore del Centro per la ricerca della salute sull’alcol dell’Oms, che in tweet pone un interrogativo che merita un titolo: “Ma ce le beviamo proprio tutte?”. E dichiara ai giornali: “Il vino come tutti gli alcolici non igienizza il cavo orale e soprattutto non si deve essere indotti a ritenere che possa avere un qualsiasi effetto di prevenzione del coronavirus”.

 

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