Il riso importato senza dazio penalizza Italia e contadini cambogiani

Il riso importato senza dazio penalizza Italia e contadini cambogiani

di Gianfranco Quaglia

L’importazione di riso dai PMA (Paesi meno avanzati) a dazio zero dovrebbe favorire le popolazioni rurali del Sudest asiatico. In questa ottica la Commissione europea aveva deciso un piano di intervento che va sotto l’acronimo EBA (Everything but arms), cioè possibilità di esportare verso l’Unione Europea tutto a dazio zero tranne le armi. In questi ultimi anni l’import di riso lavorato, in particolare dalla Cambogia, sono passate da poche migliaia a 367.000 tonnellate, una valanga che ha creato scompensi di mercato sia in Italia sia in Europa. Contro questo regime si è più volta opposta la filiera risicola italiana ed europea, chiedendo a gran voce che fosse applicata la clausola di salvaguardia, in altre parole uno scudo protettivo e il blocco dei benefici, se nomn tutto almeno in parte.

La risposta è sempre stata negativa, neppure dopo il viaggio in Cambogia di una delegazione della Commissione europea. Paolo Carrà, presidente dell’Ente Nazionale Risi: <Le istituzioni comunitarie ci hanno sempre ripetuto che il regime EBA non può essere messo in discussione perché è stato istituito per promuovere lo sviluppo e ridurre la pvoertà>.

Ma ora emerge un’altra verità. Si è appreso da un autorevole bollettino internazionale che il governo cambogiano ha deciso di stanziare 27 milioni di dollari per l’acquisto di 90.000 tonnellate di risone, di tipo fragrant, al prezzo di 300 dollari/tonnellata perché da metà agosto a fine settembre le quotazioni si sono ridotte da 250 a 193 dollari. E dopo due settimane il medesiomo bollettino ha registrato che le quotazioni si sono ulteriormente ridotte, portandosi a un livello di 147 dollari/tonnellata. Nel giro di due mesi i prezzi hanno subito una riduzione di 103 dollari (-41%), mentre i prezzi dei risi lavorati sono rimasti sostanzialmente stabili.

<E’ evidente – prosegue Carrà – che oggi i produttori agricoli cambogiani vertono in una situazione di forte difficoltà che li vede perdenti nei confronti della contropartre industriale e commerciale>.

Ma allora chi ci guadagna dagli acordi UE-PMA?

<Non sicuramente i piccoli contadini e la popolazione, soltanto i commercianti locali e gli operatori europei. Questa situazione era già stata evidenziata dalla filiera italiana e dall’Ente Nazionale Risi nel dossier di richiesta di adozione di misure di salvaguardia nel novembre 2014. Dall’analisi delle statistiche FAO era già emerso che il prezzo medio ottenuto dai produttori agricoli cambogiani era cresciuto in maniera poco significativa (+10% dal 2008 al 2012) nonostante l’incremento esponenziale delle esportazioni cambogiane verso l’Unione europea. I commercianti cambogiani, grazie all’esenzione del dazio, negli ultimi tre anni hanno potuto esportare il prodotto a un prezzo mediamente superiore di ben 50 dollari alla tonnellata a quello concorrente thailandese, al quale invece il dazio si applica. Ma non c’è miglior sordo di chi non vuole sentire. La Commissione ci ha sempre risposto che per intervenire occorrono maggiori prove, dimostrando una miopia incredibile. Una delegazione è andata anche Cambogia, ma il viaggio non ha sortito alcun effetto, è stato soltanto una gita>.

Nel prossimo comitato di gestione del Ministero delle Politiche Agricole, fissato per il 27 ottobre, il tema della difesa comunitaria del riso sarà al centro del tavolo.

carra

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