L’anno che verrà sarà dedicato alla salute delle piante

Di Gianfranco Quaglia

I “medici delle piante” non indossano il camice bianco, ne fanno a meno e li puoi trovare più volentieri chini o inginocchiati sui loro pazienti, in serra o all’aperto. Missione e passione li portano a scrutare e studiare in silenzio, concentrati sulle malattie che minano la crescita o la sopravvivenza di questi pazienti necessari al pianeta e alla biodiversità. A Agroinnova , il centro di competenza per l’innovazione in campo agroambientale dell’Università di Torino, trenta ricercatori sotto la guida del professor Angelo Garibaldi (chiamato anche Il dottor Fiori) e del direttore Maria Lodovica Gullino, sono diventati punto di riferimento per la salvaguardia di un patrimonio sempre più esposto agli attacchi di patogeni, insetti nuovi, i cosiddetti “alieni” clandestini che arrivano da altri continenti favoriti dai mezzi di comunicazione e difficilmente arrestabili. E lo saranno maggiormente nell’anno che verrà, il 2020, proclamato dalle Nazioni Unite International Year of Plant Healt (anno internazionale della salute delle piante). Ebbene, Torino e il Piemonte saranno protagonisti attivi con un Festival dedicato che si svolgerà nella città delle mole dal 4 al 6 giugno. Tre giorni di conferenze, spettacoli, mostre, allo scopo di coniugare il sapere scientifico con il carattere divulgativo. Il Festival sarà il fulcro delle celebrazioni con diversi focus: il titolo di uno di questi, “Salute del pianeta: tutto il futuro che passa dalle piante” è emblematico. Previsti anche due spettacoli teatrali, allestiti nel cortile del rettorato dell’Università di Torino: Windblow e Il Dottor Fiori, coproduzioni di Agroinnova sulla salute delle piante e sul ruolo che ricopre per la salute globale. L’anno della salute delle piante cade in un momento di grande riflessione e preoccupazione per lo stato in cui versa il suolo italiano, sempre meno fertile e sempre più ridotto. E’ stato detto che siamo a un passo dal rischio Sahara perché nel nostro Paese il contenuto medio di sostanza organica è dell’1,5 per cento, appena sopra la soglia dell’uno che fa considerare un suolo arido. Cifre drammatiche, che fanno riflettere.

 

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