Green Angel, l’angelo verde che salverà il kiwi

Green Angel, l’angelo verde che salverà il kiwi

di Enrico Villagreenangel

Forse i genetisti stroncheranno la batteriosi del Kiwi (PSA, Pseudomonas syringae pv, actinidiae PSA) senza ricorrere all’OGM, ma soltanto rimettendosi con le mutazioni alle capacità di adattamento della natura. E come anche accade in risicoltura, più in generale in cerealicoltura, per il nome dell’ultimo successo della genetica i ricercatori si sono ispirati alla letteratura e all’astronomia: scegliendo il nome Green Angel anche richiamando il titolo di un romanzo “quasi fantascientifico”, scritto ed edito nel 2003 da Alice Hoffman. Il romanzo allusivo al raggio, nome greco dell’Actinidia, narra di un devastante incendio cittadino nel quale, nel mondo fatato del verde, sopravvivono e si salvano i due protagonisti: appunto Green e Aurora che ricorda i raggi di origine greca del Kiwi.

Green Angel, il Kiwi della varietà botanica Hayward, è stato presentato il 20 aprile a Fossano, cuore piemontese della coltivazione dell’Actinidia che ha suscitato curiosità e dibattiti positivi. Il costitutore di questa nuova varietà nel regno della frutticoltura di qualità è Dario Miretti, ancora una volta testimone della rigorosa applicazione scientifica per affrontare e risolvere i problemi che assillano l’agricoltura. Nel caso specifico il problema era l’attacco della batteriosi PSA alle coltivazioni di Kiwi, cui il Piemonte e il Lazio sono fortemente interessati su una superficie nazionale complessiva di migliaia di ettari (dato della Fao).

Per la moria, all’ origine anche considerata un po’ misteriosa, provocata dalla batteriosi PSA, negli anni 2011/2012/2013 l’allarme era stato molto elevato tra le coltivazioni falcidiate In Piemonte, Veneto, Emilia, Lazio. E la malattia disastrosa con un linguaggio giornalistico era stata definita il cancro del Kiwi. Il costitutore Dario Miretti con la collaborazione del Laboratorio Venturi di Cesena nonché con l’assistenza del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino si era messo al lavoro. Nel 20015 e nel 2016 la via da seguire è stata quella della mutazione genetica naturale per ottenere piante di Kiwi di taglia più bassa, più robuste e capaci di validamente bloccare gli effetti devastanti della batteriosi negli ultimi due anni anche sottoposti a ricerche da altre istituzioni nazionali. E’ anche stata adottata la “tecnica della vaccinazione“; ossia dell’inoculazione in piante sane della batteriosi PSA. Come hanno comprovato le rilevazioni guidate da Matteo Monchiero (Ant-Net srl) le nuove piante “vaccinate” non si sono infettate, (e l’esempio di attualità richiama per le persone anche il Ministero della Sanità) la strada si è rivelata valida e efficace. Tanto che in un suo articolo Il Coltivatore Cuneese (direttore Michelangelo Pellegrino) ha precisato: nelle condizioni di campo, le piante della nuova selezione continuano a non mostrare alcun sintomo della malattia, nonostante convivano da anni con piante sensibili alla malattia.

Alla fine il kiwi/Hayward battezzato Green Angel, più scientificamente è stato chiamato CM2018. E in questo modo il nome è diventato corrente in tutte le riviste specialistiche di frutticultura nonché nelle pubblicazioni di grande informazione.

Sicuramente Green Angel nei prossimi mesi attirerà nel mondo l’attenzione sia da un punto di vista scientifico che economico. Infatti in diverse aree agronomiche si sta manifestando la tendenza a sostituire i meleti con impianti di Kiwi, giudicati più redditizi. Non soltanto: anche secondo le valutazioni della Fao la quale ha dedicato al Kiwi, coltivazione sana da reddito una intera scheda illustrativa. L’actinidia ha vissuto nell’ultimo decennio una importante espansione. Il primo produttore è la Cina, come del resto per le mele e altre essenze vegetali che stanno facendo sentire il loro peso sui mercati e allo scopo di favorire le zone agricole interne cinesi. Il kiwi sul globo occupa una superficie complessiva di 90.000/100.000 ettari che tuttavia, alla fine degli anni 90, non andavano al di là dei 54.000/60.000 ettari. Appare evidente che una moria globale, non contrastata efficacemente dal Green Angel, fa, sarebbe disastrosa. E anche dimostra come le ricerche produttive dei costitutori, come per esempio i molti costitutori della cerealicoltura, siano redditizi a medio e a lungo termine.

Considerazioni analoghe valgono per l’Italia dove, a causa della batteriosi e di altre malattie, nel 2016 era stata addirittura ipotizzata la fine del kiwi, originario dell’Asia e, a suo tempo, in Italia arrivato dalla Neozelanda. Quanto nel nostro Paese conti l’actinidia, sempre più gradita dai consumatori (l’81% per la polpa verde e il 42% per la polpa gialla grazie alla sua carica organolettica , di vitamine e diuretica), è riassunta da alcuni dati statistici. Nel contesto mondiale, le coltivazioni di kiwi nel nostro Paese si estendono su decine di migliaia ettari circa di cui più di 5.000 in Piemonte, in particolare nel Cuneese e nella zona attraversata dall’autostrada Torino- Milano (Vercelli e Novara), nonché in Lazio con una superficie di 7.000 ettari. Però siamo in parte ancora dipendenti dall’estero. Infatti, secondo gli ultimi calcoli, il nostro import di kiwi è di circa 50.000 tonnellate: il 59% dal Cile, e il 29% dalla Neozelanda. Proprio il Green Angel nei prossimi anni dovrebbe anche ridurre la nostra dipendenza dall’estero

 

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