Dal Nebbiolo lo spumante che ricorda la schiava liberata (photogallery)

Dal Nebbiolo lo spumante che ricorda la schiava liberata (photogallery)

cantalupo3L’ultimo nato di casa Cantalupo è uno spumante metodo classico, che deriva dal vitigno Nebbiolo. Alberto Arlunno di Ghemme (Novara) lo ha battezzato con il nome di Vibio Crispo, in onore di Quinto Vibio Crispo, vercellese, senatore sotto Nerone, proconsole d’Africa, che ebbe grande rilievo nella Roma imperiale delpèrimo secolo. Disponeva di una ricchezza immenza, valutata in trecentomila sesterzi; amico di Vespasiano e Domiziano, divenne legato imperiale per la riscossione dei tributi in Spagna. Tutta questa storia non sarebbe mai stata legata alla cantina Arlunno, se Vibio Crispo non avesse avuto una schiava, Vibia Earina, da lui resa libera, che visse proprio tra queste colline novaresi.

Alberto Arlunno, che produce Ghemnme Docg, scava nella cultura e nella storia per regalare frammenti del passato in chi leva il calice gustando i suoi prodotti. Così è stato anche quest’anno durante la presentazione della ventiseiesima bottiglia di Natale, una tradizione che prosegue dagli anni 90 e che riprende, per sua volontà, l’antica consuetudine datata primo Ottocento, quando lo scambio degli auguri avveniva davanti a un ceppo crepitante. E, andando ancora a ritroso, affonda le radici nel Rinascimento, ai tempi degli Sforza.

Nella notte di Ghemme Arlunno ha riproposto ancora una volta il falò su cui ardono i rametti di alloro. E, con la presentazione dell’ultimo nato, anche la tradizionale bottiglia di Natale, Ghemme Docg, la cui etichetta creata da Mario Antonetti è dedicata a Ghemme, porta del Geopark Unesco. Qui infatti si apre uno dei luoghi unici al mondo, dove maturano i vini frutto di quei vitigni nati dalle rocce vulcaniche del supervulcano della Valsesia. La Valsesia, che si snoda dal <monte Rosa raggiungendo le colline di Ghemme, possiede un patrimonio mineralogico imneguagliabile per  la natura delle rocce. Tutto merito di quella collisione che trecento milioni di anni fa avvenne tra Africa e Europa e che in questa zona fu frontale. E qui si trova la rarissima crosta terrestre profonda riesumata da 25 chilometri di profondità durante la collisione. In quel sommovimento epocale si generò anche il Supervulcano Valsesia, che eruttò milioni di lapilli durante la sua ultima eruzione avvenuta 280 milioni di anni fa. Una pioggia di fuoco: alcune di quelle pietre (Ignimbrite) sono state raccolte anche ai piedi di una vite di Nebbiolo. Nel loro insieme quelle proprietà mineralogiche hanno dato forza e nutrimento ai Nebbioli dell’Alto Piemonte.

Del supervulcano ha parlato il sindaco di Borgosesia, Alice freschi, che è anche presidente dell’Associazione Supervulcano Valsesia.

(g. f. q.)

 

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