Se un giorno la Pezzata Rossa non ci fosse più

Se un giorno la Pezzata Rossa non ci fosse più
di Enrico Villapezzatarossa
La razza Rossa di Oropa  popola i prati della cerchia alpina di Oropa che scendono fino a Gressoney. Il bovino, inconfondibile per il suo manto con chiazze rossicce, solo nel 1964, dopo una battaglia degli allevatori, fu iscritta nel libro genealogico  Però, tra i bovini di pregio italiani ha trovato l’ufficialità soltanto nel 1984. Questa razza, adatta alla produzione di carne ma soprattutto di latte, è di origine medioevale. Questa la ricostruzione storica: al seguito dei Burgundi popolazione della Germania dell’Est e della Scandinavia arrivò in Italia e si acclimatò nella conca di Oropa e nelle Alpi valdostane, con prati rigogliosi, ricchi di essenze come il Rabarbaro, il Botton d’oro, la Carlina Bianca, la Salvia pratensis. Il  contenuto di queste erbe è tale che pascolato  dalla  Pezzata Rossa, ha il potere di migliorare il suo latte, dando allo stesso il potere qualitativo, fra l’altro, di  trasmettere omega tre, caratteristica che in genere non si trova nel fieno e negli altri mangimi industriali.
Qui nella conca di Oropa nel IV secolo, come tramanda la tradizione, Sant’Eusebio patrono di Vercelli  fondò un santuario  avendo come riferimento mistico la Madonna Nera, di fattura ugualmente medioevale. E qui, nel tempo, si è  radicato un dei santuari più importanti delle Alpi, soprattutto sorretto dalla  Fede delle popolazioni vercellesi, valsesiane e valdostane. E qui Oropa,  indicata dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità, è anche diventato un preciso riferimento meteorologico e tellurico, grazie all’osservatorio curato dai religiosi che officiano il Santuario. Anche ad Oropa e nelle montagne circostanti della conca, la siccità dell’estate appena trascorsa ha tuttavia creato un problema in più: i prati  riarsi dalla mancanza di pioggia, quindi con meno alimento per la Pezzata Rossa, le pecore e le capre cosicché la permanenza in alta quota degli animali è stata  ridotta rispetto alle norme  stabilite in Europa dalla Ue la quale fissa la transumanza in due-tre mesi. Per tradizione, il bilancio della monticazione annuale si trae nella festività di San Bartolomeo, celebrata ad Oropa con una festa agreste il 9 e 10 settembre.
Anche quest’anno il bilancio è stato scarno, appunto a causa della siccità che ha colpito i pascoli, danneggiando allevatori e pastori che trascorrono alcune settimane in alta quota, badando alla cura delle mandrie, con il latte producendo formaggi e contrastando gli animali da rapina (lupi in primis) che popolano di nuovo le nostre montagne. Una volta ancora, come è sottolineato in un comunicato ufficiale di Coldiretti di Vercelli e di Biella, la Pezzata Rossa di Oropa corre il rischio della estinzione. E se questo nei prossimi anni avvenisse davvero, rimarrebbero colpite  170 aziende che allevano circa 6000 capi dal cui latte provengono i formaggi caratteristici delle nostre Alpi occidentali e orientali. Questi formaggi, testimoni di territori dalle forti caratteristiche locali e ambientali, compaiono importanti nell’elenco dei trecento formaggi, quasi tutti artigianali,  i quali sono prodotti in Italia e offerti ai consumatori. Se la Pezzata Rossa di Oropa rischia l’estinzione, anche il latte del bovino ( e di pecore e capre) rischia periodiche aggressioni più subdole ma ugualmente preoccupanti. Infatti,  fortunatamente grazie ad una sentenza della Corte della Comunità pronunciata nei primi giorni di giugno, solo il latte animale ottenuto nelle malghe può essere considerato tale, mentre è tassativamente vietato chiamare latte quello ricavato dalla soia nonché da altri vegetali. Sotto questo specifico aspetto la Pezzata Rossa  dovrebbe pertanto essere più tutelata come, secondo gli allevatori, dovrebbe sempre accadere per  gli altri suoi risvolti importanti i quali riguardano l’animale. “La sopravvivenza di questa razza – commenta Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti di Vercelli e Biella – è garantita dal lavoro di allevatori biellesi e valsesiani che scelgono di investire su animali custodi di biodiversità genetica e testimoni della nostra storia rurale, da cui dipende la tipicità dei prodotti nella nostra agricoltura”.
La Pezzata Rossa di Oropa e i prati nei quali essa pascola buona erba, nel XIX secolo ha  anche offerto uno spunto culturale indubbiamente interessante. Infatti,  cantore pittorico di questi stessi prati e dei paesaggi fra il Biellese e la Valle d’Aosta, fu Lorenzo Delleani (Pollone 1840/Torino 1908).L’artista andò a studiare alla Accademia Albertina di Torino, e poi ritrasse tra il 1880 e il 1889 le praterie tra la conca d’Oropa e Gressoney fra cui il quadro Primavera in alta  montagna (1904/1905) e a luglio la processione fra i monti di Fontainemore, che dalla metà del 1500 si ripete ogni cinque anni. La prossima nel 2020, proprio nell’anno in cui scadrà il Piano agricolo Ue dove inizialmente la Comunità considerò in modo più attento le aree di alta montagna  situate nei vari territori dei partner.
In qualche modo Delleani appartiene anche alla storia della motorizzazione agricola, con la consueta testimonianza di potenti motori  esposti nelle tante fiere agricole territoriali. Egli, amico della famiglia Bicherasio di Torino e ispirato dalla sua musa Sofia Bicherasio, il primo luglio 1899 ritrasse il gruppo dei  fondatori della Fiat produttrice di trattori, compreso il senatore Agnelli. Si tratta di un altro quadro famoso che documenta la storia irripetibile del Piemonte.

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