Ritorno alla terra ma fare impresa è un altro film

di Gianfranco Quaglia

La cantasse oggi, dopo 48 anni, forse modificherebbe il testo di quel «Ragazzo della via Gluck». Adriano Celentano nel 1966 non avrebbe immaginato che là dove c’era l’erba è tornato un po’ di verde, sui tetti e sui balconi della sua Milano maturano zucchine, pomodori, fioriscono i cespi d’insalata. In Piazza Castello è stato messo a dimora un campo di mais, prologo di quell’Expo che dovrebbe riconciliarci con la natura, il cibo, il nutrire gli altri, il senso della vita. E che nell’altra nota Piazza Castello d’Italia, quella di Torino, un mattino d’estate come per incanto è comparsa una risaia per richiamare l’attenzione della gente sui problemi della filiera risicola che sono anche quelli dei consumatori.
Insomma, è accaduto che il sogno del Molleggiato nazionale, tutto teso alla riscoperta dei valori semplici e agresti, si è in parte avverato. Forse non ce ne siamo accorti, ma tutto sembra andare nella direzione opposta di quella percorsa dal ragazzo della via Gluck fuggito in città. E’ come se fosse stata riavvolta la pellicola di un film sull’urbanesimo e a ritroso, passo dopo passo all’indietro, si ritornasse al punto di partenza. Ecco, è un po’ quello che sta avvenendo in questa estate segnata dal meteo impazzito, con le notizie che arrivano dalle campagne, dalle città ma anche dai palazzi romani. Esiste un mondo di giovani che sta riscoprendo il valore e il lavoro dei campi, non più braccia e badile, ma testa e impresa. Sono i ragazzi che usciti dalla scuola dell’obbligo stanno iscrivendosi alle superiori, scegliendo Agraria: le statistiche ci dicono che le adesioni sono in costante aumento, un +12 per cento. Anzi, che le scuole con indirizzo agrario sono le più gettonate.
E di pari passo anche la politica si è messa finalmente in moto per assecondare il trend: il decreto «Terrevive» sblocca oltre 5 mila ettari di terreni in capo a Demanio, Corpo Forestale, Consiglio delle ricerche, per cederli in vendita a favore degli Under 40. L’esiguità della superficie non risolverà l’equazione giovani-disoccupati, ma è un faro che si accende. Ora si spera che l’iter per accedere ai terreni sia altrettanto rapido come lo è stato l’annuncio del decreto. E che i giovani non si facciano illusioni: lavorare la terra non è godersi spazi liberi e fuggire dalla realtà. Non è una moda e neppure un hobby. E’ un’IMPRESA, un altro film, tutta al maiuscolo.

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