Quegli Improvvisi di Vassalli raccontano la sua risaia e l’Italia

Quegli Improvvisi di Vassalli raccontano la sua risaia e l’Italia

C’erano tanti estimatori, conoscenti, intelluttuali e amici che non l’hanno dimenticato all’incontro

organizzato dalla Fondazione Correire della Sera a Milano e dedicato a <Sebastiano Vassalli. Improvisi>. Un’opportunità per celebrare lo scrittore novarese che scelse come sua dimora la risaia, e la raccolta dei suoi interventi domenicali sul <Corriere>, intitolati appunto <Improvvisi>: un’antologia di osservazioni e riflessioni, che hanno raccontato l’italia da un puinto divista acuto, a volte ironico e puingente,come solo sapeva fare Vassalli. A parlarne, nella sala Buzzati, Roberto Cicala, direttore editoriale casa editrice Interlinea di Novara e presidente del Centro novarese di studi letterari, che ha curato la racolta di <Improvvisi> con prefazione di Paolo di Stefano; Massimo Gramellini, direttore creativo de <La Stampa>, Aldo Grasso, critico televisivo del <Corriere>, Antono Troiano, responsabile della redazione cultura e dell’inserto domenicale <La lettura> del Corriere. Tutti giornalisti che hanno conosciutoda vicino lo scrittore de <La Chimera> e di lui hanno raccontato l’altra faccia, il profilo umano. Così come ha fatto, la compagna Paola, in prima fila tra il pubblico e che è stata vicina sino agli ultimi giorni a Sebastiano. Un ricordo è arrivato anche da un amico di antica frequentazione, molto intensa e partrecipata: l’architetto Vittorio Gregotti, anch’egli novarese e legato all’amico Vassalli.

Di seguito, per gentile concessione della Fondazione Corriere della Sera, pubblichiamo uno dei numerosi Improvvisi  di Vassalli. E’ dedicato al tema dei cibi transgenici, sempre di forte attualità, e rievoca anche un altro scrittore novarese, Dante Graziosi.

 

È in arrivo il fagiolpollo

Ecco una bella paura di fine millennio: la paura delle biotecnologie e dei cibi transgenici, che secondo me nasce esclusivamente dalle parole, perché ciò che esse indicano è sempre esistito. È dall’alba dei tempi che l’uomo cerca di ottenere fagioli e polli sempre più grossi e sempre più belli, incrociandoli tra di loro; e se avesse potuto incrociare un fagiolo con un pollo l’avrebbe già fatto dall’epoca degli antichi Egizi. Il fagiolpollo! Uno scrittore della mia terra, Dante Graziosi (autore di Una Topolino amaranto e di altri libri sulla civiltà contadina, ormai scomparsa), che era anche un ottimo veterinario, trenta o quarant’anni fa tentò di lanciare sul mercato un animale transgenico, che mi sembra si chiamasse «faragallo» e che era l’incrocio tra una gallina faraona e un pollo normale. (In realtà, i polli normali non esistono. Sono tutti transgenici). Per qualche ragione che non ricordo, il faragallo non attecchì; ma non suscitò paure epocali, e non ci furono tumulti di piazza. Gli «inventori» delle mele e delle rose e dei polli ci sono sempre stati. Non sono una novità e non hanno mai preoccupato nessuno, finché non è comparsa all’orizzonte quell’orrenda parola: transgenico, che spaventa gli intellettuali e le casalinghe e che va assolutamente abolita. (Togliendo una parola dal dizionario non succede nulla. Abolendo i cibi transgenici, miliardi di esseri umani morirebbero di fame).pollo

[1° giugno 2000]vassalli

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