Quando le erbacce diventano cibo da re

Quando le erbacce diventano cibo da re

di Enrico Villa

Stalin, il dittatore che aveva dominato l’Unione Sovietica per un trentennio e che aveva varato negli anni Trenta i piani quinquennali anche per aumentare il raccolto del grano, morì nel 1953. L’aumento del raccolto del grano nella stessa epoca era stato ottenuto in Italia positivamente dal genetista Nazzareno Strampelli dove un altro dittatore, Benito Mussolini, aveva indetto la battaglia del grano e del riso per mettere al riparo l’Italia da possibili carestie alimentari che avevano investito l’Europa e che, in Irlanda e in Germania, avevano stimolato la coltivazione delle patate.

Chef Jon Adler, left, and his sister Katherine Adler, forage for ramps for upcoming restaurant, Source, on Thursday.
Chef Jon Adler, left, and his sister Katherine Adler, forage for ramps for upcoming restaurant, Source, on Thursday.

Con la scomparsa di Stalin, appena due anni dopo, nel 1955 in epoca krusceviana, a San Pietroburgo fu inaugurata la più grande Banca Genetica e del Seme nel mondo, intitolata a Nicolaj Ivanovic Vavlov (1887/1943) che era stato perseguitato dal regime sovietico, caduto in disgrazia, incarcerato a Saratov e che morì di stenti e di fame. Il genetista e botanico Vavlov, conosciuto in tutto il mondo per i suoi studi e per un saggio sulle piante alimentari, era noto soprattutto per due teorie: la capacità delle piante dominanti di invadere le coltivazioni produttive contigue e il mimetismo dei vegetali, capaci di mascherarsi e di acquisire le caratteristiche dei vegetali vicini domesticati dai contadini. Nicolaj Ivanovic Vavlov era pervenuto a queste conclusioni viaggiando nel mondo e studiando, specialmente con i ricercatori inglesi, tutte le coltivazioni occidentali e orientali, tanto che negli anni delle purghe staliniane degli anni Trenta, le sue conclusioni sul comportamento delle piante gli fruttarono l’accusa di spionaggio a favore della Inghilterra. A parte l’imputazione politica della Unione Sovietica, le radici della accusa erano più profonde: le sue teorie erano semplicemente considerate borghesi dal regime non in linea con il pensiero della evoluzione di Mendel, così propugnate dal genetista Lysenko che aveva assunto il ruolo del cardinale Bellarmino contro Galileo e Keplero. Con l’assenso politico di Kruscev, le interpretazioni politiche fantasiose di Lysenko furono accantonate. E la Banca Genetica e del Seme di San Pietroburgo diventò un riferimento storico con queste potenzialità: l’identità genetica di 64 paesi del globo con 50 mila piante salvate e 31 mila campioni i quali avrebbero rischiato di andare irrimediabilmente perduti e che a San Pietroburgo erano state messe a disposizione 323 mila varietà di semi, vale a dire il 10% circa di piante che popolano la terra. Una banca simile, ma riguardante prevalentemente il riso, negli anni Ottanta del Novecento fu istituita a Castel D’Agogna (Pavia, a cura dell’Ente Nazionale Risi). Qui, fra l’altro, si trovano le tracce genetiche di graminacee, ciperacee, alismatacee che ogni anno assillano i risicoltori costretti a combatterle con tecniche agronomiche e con fitofarmaci, oggi meno che in passato come è evidenziato in una sua nota dell’Ente Risi. In parte diversamente è della Banca Genetica e del Seme di San Pietroburgo dove sono custodite le origini genetiche di quelle che sono chiamate correntemente erbacce. Esse, o meglio i loro semi, come un cancro da eliminare si annidano nel terreno a diverse profondità, e ricompaiono insidiando le coltivazioni produttive in primavera. Secondo le rilevazioni degli agronomi, alcune piante producono fino a 180 mila semi per stagione i quali costringono l’agricoltura ad una vera guerra tramite le semine anticipate per far emergere anzitempo il riso crodo da distruggere, nonché con altre tecniche agronomiche o grazie ai fitofarmaci. Specie negli ultimi tempi, alcune erbacce come il papavero nelle coltivazioni di grano, o la rosa canina (selvatica, così chiamata da Plinio perché con un suo decotto avrebbe salvato un soldato romano dalla rabbia di cane) sono state nobilitate dalla moda. Infatti, fino all’Ottocento queste stesse erbe erano adoperate per alimentarsi mancando altro cibo. Poi, dopo decenni, queste stesse erbe figurano nel catalogo del Foraging (raccolta sistematica nell’ambiente di erbe commestibili). In Europa anche i cuochi stellati le hanno scoperte immettendole con molta fantasia nelle loro cucine.

Con il nome di alimurgiche e di fitoalimurgiche le erbe non più infestanti ma finite a tavola nei nostri piatti, nel 1767 ebbero anche la dignità scientifica. Infatti così furono chiamate per la prima volta dal medico e botanico livornese Giovanni Targioni Tozzeti (1712/1783) appartenente ad una famiglia di scienziati e poeti-musicisti. Nelle loro ultime edizione il Sole 24 ore e Panorama hanno dedicato spazio adeguato al Foraging che ha trasformato le vecchie erbacce in erbe commestibili da gourmet, come era accaduto nel Seicento dopo una terribile carestia che aveva costretto la popolazione a cibarsi di quanto cresceva sul ciglio delle strade o delle foglie degli alberi. Quelle epoche sono state anche richiamate dalla rassegna Pitti Taste alla stazione Leopolda di Firenze, istituita a marzo con la esposizione di 400 aziende e 5.300 espositori. L’idea e l’allestimento imperniato sul Foraging è dell’esperto gastronomo emiliano Davide Paolini. Il Pitti Taste ha avuto anche una funzione didattica. La rassegna Pitti Taste ha introdotto le basi del Foraging a tavola con iniziative per avvicinare i bambini. Per entrare in questo mondo, che è anche il mondo degli erboristi che si vorrebbero cancellare con un decreto governativo, è indispensabile conoscere bene anche a scuola la botanica, compresa quella sulle erbacce non più tali.

 

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