“Ospiti” indesiderati nel riso che bussa alle porte dell’UE

di Gianfranco Quaglia

Ogm, aflatossine, micotossine, principi attivi non autorizzati, residui di metalli, arsenico, insetti, acari. Ancora: certificati irregolari o etichettature insufficienti. Questo scenario da brividi riguarda il riso che bussa all’Europa, proveniente dall’Estremo Oriente e Sudest asiatico. Non tutto, per fortuna, ma tanto basta per preoccupare e legittimare la giusta rivendicazione dei risicoltori italiani che invocano il concetto di reciprocità nell’utilizzo di agrofarmaci.

A scoprire queste “invasioni” è stato il Rassf, il Sistema di allerta rapido dell’Unione Europea che vigila sulle importazioni dei prodotti alimentari. Nel settore riso molte partite provenienti da Cina, India, Myanmar e altri Paesi dell’Asia, a volte arrivati a noi attraverso triangolazioni, sono state intercettate e bloccate. Le notifiche del sistema di allerta dimostrano che nel 2018 il numero è aumentato rispetto all’anno precedente, avvicinandosi ai valori registrati nel 2011 e nel 2012. Preponderanti i respingimenti alle frontiere (43 per cento), gli “avvisi” per informazione sono quasi raddoppiati (38% del totale). Fra i prodotti presi in considerazione la maggior parte ha riguardato il riso e i suoi derivati (nel 67% dei casi, contro il 46% del 2017. Quale il tipo di rischio più diffuso? Residui di agrofarmaci che con altre sostanze non autorizzate rappresenta il 48% del totale. Il triciclazolo, principio attivo vietato in Europa (quindi anche ai risicoltori italiani) è invece stato rilevato molto diffusamente in molte varietà, ad esempio il riso Basmati, provenienti da India e Pakistan. Il sistema di allerta rapido agisce in tutti i Paesi dell’Ue, Italia compresa.

 

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