Mirtillo, il frutto degli Atzechi: 400 milioni di tonnellate nel 2018

Mirtillo, il frutto degli Atzechi: 400 milioni di tonnellate nel 2018

mirtillidi Enrico Villa

I Padri Pellegrini, che nel 1620 dall’Olanda approdarono sulle coste statunitensi nello stato che sarebbe poi diventato di Boston, scoprirono grazie ai nativi il mirtillo che era arrivato dagli Atzechi, con tracce archeologiche ritrovate in Sud America. Il piccolo frutto, ricco di tannino che gli dà un intenso colore, i ribelli separastisti contro i reali inglesi impararono ad usare e ottenere un intenso grigio impiegato dagli indiani per dipingere i loro corpi con i colori di guerra e i tappeti che arredavano le loro tende caratteristiche. Nel 1623, soltanto due anni dopo, i Padri Pellegrini in seguito ad uno dei tanti trattati con gli indiani che sarebbero stati stipulati in modo drammatico e cruento fino al XIX Secolo, istituirono la Festa del Ringraziamento, una delle ricorrenze annuali più importanti degli Stati Uniti.

Non soltanto. Al gruppo di immigrati dall’Europa, sempre secondo le leggende e alcuni storici, i nativi insegnarono a coltivare il mais proveniente dalla civiltà atzeca e dal Sud America. Questa e altre circostanze appartengono alla storia mondiale dell’agricoltura e connotano l’economia di numerosi states Usa, tutti con forti caratteristiche agricole. Questa evoluzione storica che avrebbe contribuito a mutare i rapporti filosofici e diplomatici fra Europa e il nascente stato federale americano, è anche ricordato in un quadro di Robert Walter Weir elaborato nel 1857 e collocato a New York. Il pittore che aveva insegnato a lungo nella accademia di West Point si era preparato con un viaggio in Italia, in particolare a Firenze. E la sua impronta artistica, sia nell’olio intitolato L’imbarco dei Pellegrini che in altre tele evocative è molto italiana. A bordo della nave Mayflower affrontarono per due mesi la traversata dall’Olanda a Cape Cod nelle coste vicine a Plymouth, spinti dalla condivisione delle teorie di Calvino(1509/1564), favorevole alla visione religiosa di Lutero(1493/1546) e puritana, nonché di atteggiamento contro l’imperiosa Inghilterra delle Compagnie Commerciali istituite da Giacomo primo(1546/1625) e il papa Clemente VII(1478/1534) il quale si opponeva allo scioglimento del matrimonio di Enrico VIII( 1491/1547) con Caterina di Aragona(1485/1536).

Curiosamente questi precedenti storici sono richiamati rilevando che il mirtillo, piccolo frutto trascurato fino a decenni fa, sta diventando un protagonista economico e dell’export in tutto il mondo. Se nel 2018 le statistiche saranno confermate, sulla Terra saranno raccolti 400 milioni di tonnellate di mirtillo che saranno trasformati in materia prima per gli snack, l’alimentazione corretta specialmente dei consumatori del Nord Europa e degli Usa, l’export di Stati Uniti, Cile, Canada, Svizzera, Germania, Messico, Francia. Dopo quattro secoli, la prevista ondata di mirtilli sta diventando una realtà economica e tecnica importante.

In una nota ad hoc della coltivazione, Coldiretti evidenzia: nel mondo il mirtillo sta diventando un fruttifero sempre più importante, gli impianti vengono modernizzati e la coltivazione, oggi, si sta estendendo in zone dove il terreno non è idoneo, grazie alla coltivazione in fuori suolo. Il mirtillo (con numerose specie) sembra poi il più adatto alla agricoltura biologica dove – è il commento – la domanda per questa tipologia di prodotto è forte e gli spazi commerciali interessanti. Le sagre dedicate a questo frutto con le radici culturali affondate nella storia politica europea e americana, in Italia disseminate in montagna e nell’Appennino tosco-emiliano, ribadiscono ulteriormente la sua importanza anche dietologica, alimentare e sanitaria. Moncrivello, situato nei primi contrafforti canavesani, lo scorso anno ha dedicato la sua sagra al mirtillo, differenziandosi dalle altre sagre e sottolineando che anche attraverso il mirtillo si possono applicare le regole di una corretta e sana alimentazione. L’edizione è stata riproposta quest’anno a giugno.

Nel contesto dei piccoli frutti i quali stanno aumentano di importanza in Italia, le statistiche dicono che il mirtillo è diventato molto importante forse a danno, secondo gli agronomi e i produttori di frutta, dell’actinidia e del pesco che starebbero rischiando crolli produttivi. Già quattro anni fa gli agricoltori avevano individuato una ancora di salvezza nel mirtillo e in sua funzione hanno deciso investimenti. Dal 2014 ad oggi la superficie dedicata al mirtillo è cresciuta di 50 ettari all’anno, per cui in Piemonte la superficie si è dilatata a circa 500 ettari. In sostanza, lo stesso sta accadendo in provincia di Torino dove il frutto cresce nell’ambito di una economia molto differenziata. Undici anni fa nella coltivazione del mirtillo erano impegnate circa 390 aziende che gestivano 120 ettari. Oggi invece, tenendo presente tutta la regione, le aziende sono più di 1200. Negli ultimi convegni nazionali dedicati alla frutticultura una lamentela ricorrente è stata la seguente: la grande distribuzione rinuncia al mirtillo, inspiegabilmente rinunciando agli incassi dovuti dai consumatori sempre più predisposti ai frutti per le sue caratteristiche terapeutiche. Forse è un errore, secondo gli esperti: basti pensare che il consumo medio pro capite annuo in Inghilterra (ma anche in Germania) supera quello delle mele. Superato lo scoglio della drosophila, la mosca della frutta che insidia le coltivazioni, la via sembra sgombra per conseguire tutti i vantaggi salutisti che vengono dalle varie specie di mirtilli. Fin dal 1623 con la Festa del Ringraziamento il mirtillo campeggia per tradizione sui tavoli imbanditi a festa degli eredi degli antichi Pellegrini olandesi e dei nativi americani. Anche oggi negli Usa non può esserci una Festa del Ringraziamento senza tacchino, salsa di mirtillo e il Mayflower Compact, primo atto steso per le regole di vita dei migranti dall’Olanda sulle coste americane.

mirtillo

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