Memoria&Futuro: il Cangrande di Renzo Balbo

Memoria&Futuro: il Cangrande di Renzo Balbo

di Salvatore Vullo

E’ una edizione speciale la 29.a piemontedel Vinitaly di Verona, anno 1995. Speciale perché la fiera di Verona e tutti gli espositori e le rappresentanze istituzionali, l’hanno dedicata al Piemonte: regione che pochi mesi prima, nel Novembre del 1994, era stata devastata dalla alluvione, una delle più gravi della sua storia. Quel Piemonte che piangeva i suoi morti (erano stati 70), che aveva spalato il fango e iniziava l’opera di ricostruzione, grazie anche alla solidarietà e aiuti concreti che erano arrivati da ogni parte d’Italia. E il Vinitaly era l’occasione forse più solenne per rievocare questo spirito solidale e per ringraziare. E proprio per questo la Regione Piemonte, con l’allora assessore all’agricoltura Lido Riba, in collaborazione con la Fiera di Verona, nella prima giornata del Vinitaly, aveva organizzato la festa del ringraziamento con un concerto, all’auditorium della fiera, dell’orchestra e del coro di Verona, di brani di opere liriche; e a seguire una degustazione di vini ed altri eccellenti prodotti agroalimentari piemontesi; e la presentazione e distribuzione della bottiglia del ringraziamento: un Barbera d’Asti con l’etichetta speciale dedicata all’evento (aveva contribuito all’iniziativa la Viticoltori Piemonte con il suo direttore Ezio Borgio, mentre l’etichetta con un disegno che rappresentava gli angeli del fango era opera dell’artista Roberto Montafia.

In quel Vinitaly speciale, la Regione Piemonte, con l’assessore Lido Riba, aveva designato un personaggio particolare a ricevere la Gran Medaglia Cangrande: il prestigioso riconoscimento che ogni anno al Vinitaly la Fiera di Verona assegna ai benemeriti della vitivinicoltura segnalati dalle Regioni Italiane. Quel personaggio era Renzo Balbo, storico presidente della Cantina sociale Vallebelbo di Santo Stefano Belbo, una delle più grandi e importanti strutture cooperative vitivinicole del Piemonte, la cui sede era stata alluvionata dalle acque del Belbo: fiume, che assieme al Tanaro, aveva fatto i maggiori danni.

Renzo Balbo nasce a Torino nel 1930, ma la sua famiglia è originaria di Cossano Belbo dove ha la casa ed è proprietaria di alcuni vigneti tra Cossano e Santo Stefano Belbo. Il giovane Renzo a Cossano Belbo, durante la seconda guerra mondiale, vive l’esperienza della guerra partigiana che vede protagonisti molti esponenti della sua famiglia: da suo padre allo zio Giovanni Balbo, famoso partigiano eroe caduto nell’imboscata tedesca di Valdivilla e cugino del Comandante Poli ovvero Piero Balbo. Lo stesso Renzo viene utilizzato con compiti di staffetta. La casa dei Balbo nel 1944 per rappresaglia venne rasa al suolo dai tedeschi.

Dunque, la storia di Renzo Balbo e della sua famiglia si lega profondamente con questo territorio; che si rinsalda anche nel dopoguerra; infatti, suo padre, Umberto Balbo, nel 1961 viene eletto presidente della cantina sociale Vallebelbo, costituita pochi anni prima, carica che manterrà fino al 1981, quando alla presidenza subentra il figlio Renzo che verrà riconfermato per tutti i successivi mandati e fino al 2004. Una presidenza, quella dei Balbo, accorta e operosa, che porterà la Cantina a traguardi sempre più importanti per dimensioni economiche, produttive, territoriali; oggi la cantina rappresenta circa 250 soci conferenti e circa 700 ettari di vigneti, in buona parte coltivati a Moscato (infatti la Vallebelbo è il primo produttore italiano di Moscato d’Asti DOCG esportato in tutto il mondo). E in questo ambito virtuoso ricordo anche il prezioso contributo dello storico direttore Mauro Fracchia e quello del successivo presidente, Romano Scagliola che ha passato da pochi anni il testimone alla, attuale, giovane presidente: Serena Ficani, una delle poche donne alla guida di una importante Cantina sociale, che, sono sicuro, saprà dare degna continuità alla grande storia della Vallebelbo.

Renzo Balbo, oltre che grande uomo del vino, è laureato in medicina, esercita l’attività di medico a Torino, ed è un personaggio eclettico, uomo di grande cultura; i suoi interessi artistici spaziano dal cinema alla letteratura, alla fotografia: scrive poesie pubblicate su giornali e riviste, legge e traduce, per la casa editrice Einaudi, testi letterari francesi e spagnoli. Sposa Carla Olimpia Richelmy, figlia del poeta Tino Richelmy; è amico di due grandi scrittori: Giorgio Bassani e Mario Soldati, che sono anche testimoni di nozze. Ecco come lo descrive Mario Soldati nel suo “Vino al Vino”: ” : … L’amico Renzo Balbo di Cossano Belbo, medico, cavalcatore, cacciatore terrestre e subacqueo, intenditore di vini …”

Intenditore di vini e soprattutto difensore e valorizzatore di quel mondo vitivinicolo e agricolo piemontese, come abbiamo visto nel suo ruolo di storico presidente della Cantina Vallebelbo . Ed ancora, nel suo impegno nel Consorzio di tutela dell’Asti, dove ha svolto anche l’incarico di presidente, nel triennio 1983-1986, e successivamente, per molti anni, presidente della Produttori Moscato d’Asti Associati.

Fra i tanti ricordi di Renzo Balbo, ne conservo nella memoria uno in particolare, che mi aveva fascinosamente colpito: anno 1993, a Torino, nel salone dell’assessorato agricoltura della Regione Piemonte, uno dei tanti incontri per le lunghe e faticose trattative per le uve Moscato, Renzo Balbo seduto in attesa della riunione, mentre legge un libro che scopro essere il Don Chisciotte di Cervantes in versione originale spagnola. Sapevo che era una buona abitudine che coltivava sempre. Aveva sempre un libro con sé. Del resto, come possiamo dedurre dagli insegnamenti di Leonardo Sciascia: “E’ la letteratura che salva e redime l’umanità.”

 

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