Martelli: il vino italiano non va in rosso, corre con l’export

Martelli: il vino italiano non va in rosso, corre con l’export

«Il vino italiano non va in rosso». Parola di Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologiconcorso-20-vinitaly_thumb, che nell’ambito di Vinitaly ha tenuto l’assemblea generale dei soci. I dati sulle vendite nel mondo fanno infatti registrare 20,5 milioni di ettolitri venduti, il 50% dell’intera produzione italiana, per oltre 5 miliardi di euro di valore, pari a +1,4% rispetto allo stesso periodo del 2014.L’ufficio studi di Assoenologi sottolinea come la debolezza della domanda dei mercati internazionali è evidenziata da un impercettibile incremento del valore medio unitario (+0,3% da 2,48 euro a 2,49/litro, peraltro distribuito in maniera non uniforme tra i mercati e soprattutto tra le due diverse tipologie di vino italiano. Ancora Martelli: «L’operazione di sostituzione di vini a più alto valore commerciale nel paniere Italia mostra di essere stata una scelta pagante per l’intero settore enologico».

Passando in rassegna la distribuzione geografico dell’export si nota una leggera variazione nell’Ue (+0,4%), mentre i Paesi Terzi mostrano una maggiore vivacità (+2,5%). I segnali più significativi provengono dla Vietnam (+33,9%), Taiwan (+22,1%), Singapore (+13,0%), Singapore (+13%), Corxea del Sud (+10%).

Il segmento più dinamico è quello delle bollicine. «Lo spumante – prosegue Martelli – sta vivendo una nuova stagione grazie a un progrssico ampliamento delle destinazioni verso mercati nuovi. Il Regno Unito diventa il mercato di riferimento per lo spumante italiano e la Germania è sbalzata in terza posizione dopo gli Stati Uniti. Grazie al successo del Proseccoi volumi balzano da 2 a 2,4 milioni di ettolitri (+19,7%). Insomma il vino itlaiano presenta un consuntivo 2014 positivo e si preapra ai prossimi apuntamenti a partire da Expo 2015 più rovusot e consapevole di aver emesso alle spalle un periodo dificile. Le previsioni economiche nei prossimi mesi sono rivolte alla ripresa grazie ala sensibile riduzioine dei costi energetici e al tasso di cambio euro/dollaro giunto quasi alla parità».

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