L’India bussa alle porte Un nuovo antagonista per il riso made in Italy

di Gianfranco Quaglia

Non è soltanto l’estate della siccità, della risaia riarsa e ridotta dalla mancanza d’acqua e dai costi esponenziali di produzione dovuti ai rincari dei fertilizzanti e dei consumi energetici. Mentre tutti gli occhi sono puntati su questi problemi immediati, sullo sfondo si agitano altri temi: la concorrenza che spinge dal continente asiatico e potrebbe mettere in crisi la filiera risicola europea (in particolare quella italiana). L’ultimo allarme arriva proprio da Bruxelles dove, a sorpresa, sono ripresi i negoziati tra Commissione Europea e Governo dell’India, maggior esportatore mondiale di riso, per un accordo di libero scambio. Prevederebbe l’esportazione in Europa di cereale a condizioni agevolate. La denuncia viene rilanciata sull’ultimo numero de “Il Risicoltore”, l’organo ufficiale di Ente Nazionale Risi, che si dice fortemente preoccupato per questa iniziativa. “Considerato il quadro generale delle importazioni a dazio zero – scrive – è fondamentale che l’UE conceda il meno possibile all’India. Pertanto l’Ente Nazionale Risi ha sensibilizzato il Ministero degli Esteri e il ministero delle Politiche Agricole, in modo che l’attenzione sia massima”. E’ intervenuto anche il presidente Paolo Carrà ricordando che “le maggiori richieste dell’India devono essere rigettate non solo perché le importazioni di riso semigreggio da questo Paese godono già dell’esenzione del dazio per 8 varietà di riso Basmati, ma anche perché nel 2021 l’India è risultata, insieme al Pakistan, il Paese con il maggior numero di notifiche da parte del sistema di allerta comunitario RASFF relative alle importazioni, a causa della presenza di agrofarmaci (thiamethoxam, triciclazolo, carbendazim e clorpirifos)”.

Non è la prima volta che l’Unione Europea stipula accordi di libero scambio. Il più recente è quello con il Vietnam che ha consentito di importare in Europa 80 mila tonnellate. Da aggiungere anche le improtazzioni, in forte ripresa, da Cambogia e Myanmar, dopo che dall’inizio del 2022 è scaduta la clausola di salvaguardia che obbligava quei Paesi Meno Avanzati a rinunciare in parte all’esenzione di dazio. Il riso proveniente dall’India (in particolare il Basmati) potrebbe rivelarsi anche diretto concorrente di produzioni analoghe made in Italy.

 

 

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