Latte made in Italy: 108 milioni di euro per la qualità

Latte made in Italy: 108 milioni di euro per la qualità

mungitura

di Enrico Villa

Fra 60 giorni, tra la fine di marzo e il primo aprile, le “Quote latte” saranno cancellate dall’Unione Europea. E con il ritorno pieno al libero mercato per il latte, gli allevatori europei punteranno all’alta qualità del latte, alla base di tanti derivati in crescita esponenziale, come gli yogurt e i gelati. Ma per chi non ha rispettato le “quote”, rimarrà una pendenza:139 miliardi di multe non pagate fra il 1995 e il 2009. Su questa presunta evasione, che in Italia ha suscitato tante polemiche anche diventate uno strumento di “politica antagonista”, le maggiori centrali sindacali dell’agroalimentare hanno avuto – e hanno – un atteggiamento severo. Infatti il mancato rispetto delle “quote latte” dal 1984 agli anni Duemila è considerata alla stregua di una concorrenza sleale. Più volte, negli ultimi anni, il presidente di Confagricoltura Guidi ha osservato: Chiediamo al governo di mettere fine a questa storia infinita che ha danneggiato e continua a danneggiare chi ha rispettato le regole e l’intero settore. Anche se in ritardo, chi deve pagare le multe le paghi”.

In effetti, il Governo Renzi in parte ha considerato il comparto lattiero-caseario assai importante in Italia come in Europa Comunitaria in Germania, Francia, Gran Bretagna, Paesi Bassi. In questa area si produce il 70% circa del latte europeo comunitario. La Legge di Stabilità, approvata con il numero 300 il 23 dicembre 2014 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 29 dicembre successivo, ha stanziato a favore del miglioramento del latte e del sostegno per il suo mercato 108 milioni di euro per il triennio 2015-2017: 18 milioni per l’anno in corso e 50 milioni di euro per i due anni 2016 e 2017. Gli stanziamenti, assegnati con decreto dal Ministero delle Politiche Agricole, dovranno riguardare le ristrutturazioni aziendali e, appunto, il miglioramento della qualità del latte. Inoltre, come più volte ha evidenziato la Coldiretti, in parte lo stanziamento triennale dovrebbe contribuire a corroborare il comparto, in “fase di stanca” e con prezzi alla stalla infimi e assolutamente non remunerativi. Infatti, questo “nodo gordiano” dalla organizzazione agricola è attribuita al fatto che nelle trattative contrattuali per il prezzo del latte non esiste parità fra i produttori e le industrie di trasformazione.

Tuttavia, l’elevata qualità del latte cui anche punta la “Legge finanziaria 2014” è importante perché dal latte di elevata qualità dipende un vasto settore agro alimentare che concorre alla formazione di una buona percentuale del Pil del nostro Paese. Questa importanza nel 2014 è anche stata documentata dal volume Latte Caglio e Sale edito dal Banco Popolare, l’ultimo di tre volumi oltre che al latte dedicati al vino e al pane, cibi fondamentali della nostra dieta mediterranea. La prefazione di Latte Caglio e Sale è di Carlo Fratta Pasini, presidente del Banco Popolare, che soffermandosi sui tre volumi evidenzia la triade di cibi della quale in Italia non possiamo fare a meno. Alberto Marcomini, uno degli autori di Latte Caglio e Sale (l’altro è il fotografo Paolo Castiglioni) a proposito del più importante derivato del prodotto dell’allevemanto conclude così: il formaggio è salute e gioia di vivere. Ma non solo questo. Marcomini richiama anche la schiera di formaggi italiani che connotano ogni territorio della penisola: oltre cinquecento. Una ulteriore indicazione viene dalle periodiche rilevazioni del ministero delle Politiche Agricole. In Italia i formaggi dop – tra cui quelli padani come il gorgonzola – igp e stg sono seicento con cui contrastare i duecento nel resto dell’Europa Comunitaria. Ad essi si aggiungono gli altri derivati importanti: panna, burro, yogurt, mascarpone, gelati, tutti con un valore economico rilevante anzitutto per le nostre importazioni. Non sempre è stato così. All’indomani della fine della seconda guerra mondiale la confusione era grande, ed ogni territorio del nostro paese aveva il suo formaggio prodotto artigianalmente. Poi un ordine sommario fu introdotto nel 1951 a Stresa e una seconda suddivisione più razionale e motivata nel 1992, otto anni dopo l’introduzione delle “quote latte” adesso in procinto di essere cancellate. E’ possibile che con la caduta di ogni vincolo UE, attuato per contrastare le eccedenze di latte, i formaggi made in Italy riprenderanno ulteriore slancio penetrando ancor più nei mercati asiatici, cinese in primis, dove il prodotto del nostro Paese sembra assai gradito

 

 

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