La crisi delle stalle sarà vinta con il biogas

La crisi delle stalle sarà vinta con il biogas

biogasdi Enrico Villa

L’abolizione comunitaria delle quote latte, secondo le organizzazioni agricole italiane, ha provocato il caos togliendo uno strumento di difesa per il latte che, a cisterne, arriva dal Nord Europa. E la Coldiretti in uno studio ha fatto questo calcolo: quattro stalle e allevamenti zootecnici sono destinati prima o poi a sparire. Ma le organizzazioni ingegneristiche, che lavorano con i loro impianti intensamente per l’estero in Europa e nel mondo, hanno replicato: la soluzione del biogas, ottenibile con impianti prodotti dalla ricerca e che richiedono investimenti, arresteranno il paventato declino ipotizzato da Coldiretti e da altri. Gli industriali del settore, disponibili con soluzioni meccaniche-chimiche che richiedono il coinvolgimento di biologi, agronomi e team di assistenza che daranno lavoro soprattutto ai giovani, hanno replicato con altri dati. Senza la indicata soluzione del biogas, utile a trasformare le deiezioni dei bovini e dei suini, fondamentali per il pil agroalimentare e del made inItaly illustato alla Expo 2015 a Milano/Rho, un declino che dura da molto tempo e che è quantificato in 30.000 stalle all’anno sulle complessive 180 mila stalle degli anni Novanta, potrebbe subire una svolta in positivo.

Non solo. Secondo i calcoli a suo tempo resi noti da Il Sole 24 ore, con l’alleanza industria manifatturiera-allevamento del bestiame e gli impianti i quali non disturbano più di tanto l’armonia rurale e il paesaggio, l’alluvione di latte estero, quantificata in 86 milioni di quintali, sarà arrestata. E gli allevatori si ritroveranno con gas metano in più che compenserà gli investimenti industriali fatti, rendendo più competitivo il loro latte e il loro formaggio. Ora, il prezzo del latte è mediamente intorno ai 37 centesimi al litro, assolutamente non compensabile. Stando sempre ai calcoli di parte industriale, un impianto di biogas con le manutenzioni in ordine, darebbe un rendimento del 99,515%. Gli impianti che affollano la Pianura Padana del Nord Est hanno dato i seguenti risultati di rendimento: 99,515%, 99,512%, 99,456%. Sempre secondo i giudizi di parte industriale, le controindicazioni sono poche: solo fastidio per un pregiudizio dell’opinione pubblica dipendente dall’odore nauseabondo, però eliminabile con gli impianti a cupola del tutto sigillati. Gli stessi problemi sono stati elusi in Svizzera, Germania e nei paesi del Nord Europa dove, come in Svezia, gli impianti di gas metano fatto in casa, sono molto diffusi. Ad esempio a Goteborg, città importante per il suo porto e per l’industria fondata sulla ricerca biologica, chimica e metalmeccanica, sta diventando un riferimento importante per tutta l’Europa comunitaria meridionale. Sempre gli organismi europei (Commissione di Bruxelles, Parlamento di Strasburgo) stanno insistendo molto sui biocarburanti sostenibili. Infatti, il Parlamento di Strasburgo ha approvato un disegno di legge che fissa a quota 7% il tetto massimo per la produzione di biocarburanti di prima generazione derivanti da colture agricole. Queste stesse coltivazioni debbono essere destinate alla alimentazione umana, né possono essere utilizzate per raccolti trasformabili in biogas. In una nota ufficiosa, l’industria del settore commenta: nota di merito per l’Italia che si è contraddistinta fissando fin da subito obbiettivi per la produzione di idrocarburi sostenibili stabilendo una quota del 2% entro i 2020. Questo il commenti finale di parte industriale: “una opportunità imperdibile per tutti i protagonisti del mercato italiano del biogas che svolgeranno un ruolo di importanza nei passaggio ai biocarburanti sostenibili”. Questi aspetti non vanno trascurati nemmeno in risaia, dove l’energia raggiunge punte di culmine in autunno quando entrano in funzione gli essiccatoi i quali hanno creato problemi ai produttori per interpretazioni basate sui pregiudizi dell’opinione pubblica. La questione del biogas e delle biomasse, scientificamente definite per la prima volta negli anni Venti dallo scienziato sovietico Vladimir Vernadsky (1863/1945) che tanto lavorò a Napoli con biologi italiani, va inquadrata nella questione, assai più complessa, del reperimento di fonti energetiche sostenibili. La crisi energetica, con il prezzo stabile del petrolio negli ultimi cinque anni (brend a 54,3 dollari nel 2006 e brend a 66,1 dollari nel 2014)ha ridato molta importanza al metano in Italia importato dalla Federazione Russa e dalla Libia. Gli analisti del petrolio hanno sentenziato: in questo momento il gas metano, lo si importi o lo si produca nelle nostre campagne con l’aiuto delle deiezioni animali, rappresenta un affaredel secolo. La ricerca ingegneristica del nostro Paese sta procedendo anche nelle installazioni, già diffuse a Vienna, in Germania e in Europa Cee, per la trasformazione dei rifiuti solidi urbani i quali contengono il 30/40% di ricchezza trasformabile in gas metano. Recentemente l’Italia è stata multata con 40 milioni di euro per 218 discariche abusive (più quelle autorizzate) dalle quali, secondo la Camera di Commercio di Milano provengono 1,39 kilogrammi pro capite di rifiuti solidi urbani. “Siamo passati -ha commentato Gian Luca Galletti, ministro dell’ambiente – da 4.866 discariche abusive contestate, a 218 nell’aprile 2013”. Tuttavia, da questi depositi di schifezze, provengono 1,49 chilogrammi di rifiuti nel 2008 diventati statisticamente 1,39 chilogrammi tre anni fa. Una ricchezza che se ne va, e come il biogas anche in campagna potrebbe migliorare la bolletta energetica.

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