In Italia scomparse tre varietà di frutta su quattro

In Italia scomparse tre varietà di frutta su quattro

Tre varietà di frutta su quattro in Italia sono scomparse nell’ultimo secolo, ma la perdita di biodiversità riguarda l’intero sistema agricolo e di allevamento con il rischio di estinzione che si estende dalle piante coltivate agli animali allevati. Questa l’analisi di Coldiretti, in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità, che si festeggia in tutto il Pianeta proprio il 22 maggio.

Nel secolo scorso si contavano 8.000 varietà di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2.000 e di queste ben 1.500 sono considerate a rischio di scomparsa anche per effetto dei moderni sistemi della distribuzione commerciale che privilegiano le grandi quantità e la standardizzazione dell’offerta. L’Italia è l’unico Paese al mondo con 5155 prodotti alimentari tradizionali censiti, 297 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, ma è anche leader in Europa con quasi 60mila aziende agricole biologiche e ha fatto la scelta di vietare le coltivazioni Ogm e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare.

Il Piemonte conta 14 Dop, 9 Igp, 18 Docg e 42 Doc e oltre 40 prodotti “Sigillo”, ovvero prodotti che rientrano nell’Atlante curato dall’Osservatorio sulla biodiversità istituito dal comitato scientifico di Campagna Amica.

“L’omologazione e la standardizzazione delle produzioni a livello internazionale mettono a rischio anche la tradizione piemontese custodita per anni da generazioni di agricoltori – commentano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – La difesa della biodiversità non ha solo un valore naturalistico ma è anche il vero valore aggiunto delle produzioni agricole Made in Piemonte”.

La gestione del territorio, anche per le sollecitazioni dei cambiamenti climatici e di altre emergenze, sta cambiando in chiave sempre più sostenibile, a tutela e conservazione del patrimonio rurale, agricolo e forestale. “Il ruolo degli agricoltori diventa quindi fondamentale: sono i “guardiani” del suolo e delle acque – spiega Enrico Allasia, presidente piemontese di Confagricoltura – e con il loro impegno contribuiscono quotidianamente alla conservazione della biodiversità, in ottica lungimirante e non passiva. Le loro attività economiche si inseriscono nelle aree protette ed è per questo motivo che diventa importante e di assoluta priorità attuare politiche agricole che favoriscano pratiche sostenibili e compatibili con la tutela della salute ambientale, ma che al contempo garantiscano anche stabilità di mercato e giusta remunerazione di tutte le fasi della filiera”.

Natura 2000 è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio europeo, dotata di un quadro comune per la conservazione delle piante, degli animali e degli habitat, con lo scopo di creare una rete coerente di ambienti da tutelare. In Piemonte – ricorda Confagricoltura – essa interessa oltre 400 mila ettari, pari al 15,91% del territorio.

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