Il downburst precipita i nostri campi nel cuore dell’inverno

di Gianfranco Quaglia

Lo chiamano downburst. Il fenomeno dell’aria fredda discensionale che procede come una falange durante i temporali e spazza tutto, portando dietro di sé pioggia e grandine. Gli agricoltori dicono semplicemente che “a memoria d’uomo cose del genere non s’erano mai viste”. Ma gli effetti si vedono e toccano con mano durante questa estate. Gli episodi ormai non si contano più. Uno dopo l’altro, quasi ogni giorno, da giugno. Gli eventi hanno seminato distruzione, distrutto raccolti, scoperchiato tetti e capannoni di aziende agricole. Danni incalcolabili. I video e le foto che arrivano da Piemonte e Lombardia ci restituiscono  immagini spettrali e devastanti, incredibili. Mentre nella fornace del Sud Italia le fiamme, alimentate dal vento e dai piromani, divorano boschi e intaccano le case, al Nord il paesaggio è invernale. Un inferno al contrario. Chicchi di grandine con il diametro più grande di una mela, a volte non stanno neppure nel palmo della mano. Bombe di ghiaccio che colpiscono e seminano terrore. Le frequenti grandinate precipitano l’estate in una dimensione da “day after”. Così come avviene durante la stagione invernale, sovente sono gli stessi agricoltori chiamati all’opera per ripristinare la viabilità. In molti paesi del Piemonte, dal Cuneese al Vercellese (il downburst non fa sconti) i trattori scendono in strada con le pale per rimuovere la coltre bianca, come fosse neve. Cumuli di grandine che, accatastata ai margini delle vie o sulle piazze, sembra evocare i mesi invernali. No, non s’era mai visto. Un tempo, quando il cielo s’imbruniva, i lampi e i tuoni preavvisavano, gli agricoltori ricorrevano alle preghiere, a qualche giaculatoria, a riti propiziatori, al suono delle campane delle chiese. Poi sono arrivate le compagnie d’assicurazione per salvare i raccolti. Ancora: la Regione stanzia fondi per le reti antigrandine. Ma  di fronte a questi cataclismi tutto ciò non basta più. Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte, ha lanciato un appello alle istituzioni: serve un cambio di passo con interventi straordinari di sostegno. Se il “climate change” (il cambiamento climatico) è una realtà metabolizzata anche dagli scettici, l’assicurazione non riesce a coprire a tappeto la frequenza dei sinistri. Siamo di fronte a una nuova era, e bisogna prenderne atto.

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