Il Covid sia l’occasione per rispettare la terra

di Gianfranco Quaglia

Il titolo è impegnativo e attualissimo: “Rilanciamo l’Italia”. Ma come? Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, “regina della plastica verde” ha la risposta pronta: “Mettere al centro la qualità del suolo. Meglio ancora: la rigenerazione del suolo”. Non è soltanto un’operazione economica, ma prioritaria per dare una svolta al nostro Paese, per ripartire da un atteggiamento culturale che collochi sul piedistallo la persona, attraverso la salvaguardia dell’ambiente e la “food security”. Perché – dice Catia – nel giro di poco tempo (non ce ne renderemo neppure conto) proprio l’Italia potrebbe svegliarsi una mattina e accorgersi di non avere più risorse alimentari.

La manager novarese di origine umbra ne ha parlato in un seminario organizzato da Ortygia Business School, interrogandosi sul post-Covid, le conseguenze, le correlazioni con l’ambiente. I segnali ci sono tutti, Catia Bastioli con il suo staff del centro ricerche di Novara li ha colti da tempo e sta spingendo affinché una rivoluzione culturale contagi opinione pubblica e politici più di quanto abbia fatto il Coronavirus. 

La pandemia può offrirci lo spunto per ripensare il modello a lungo praticato, imperniato sullo sfruttamento dei suoli che oggi rischiano di non produrre più nulla. Questo rischio Catia Bastioli lo aveva intravisto molti anni fa, quando decise con un gruppo di coraggiosi ricercatori di concentrare risorse e energie sulla cosiddetta plastica verde, ricavando dall’amido di mais il Mater-B, diventato materia prima per realizzare la bioplastica oggi utilizzata per il controllo delle infestanti attraverso pacciamature nei campi e gli shopper della spesa. Così è stato messo in moto un ciclo virtuoso che parte da Madre Terra, arriva all’uomo, viene riutilizzato tornando al punto di partenza come rifiuto organico biodegradabile. Una rivoluzione che privilegia il consumo etico e abbatte la politica dello scarto, dal cibo ai rifiuti, nel senso dello spreco. Le intuizioni di Catia si sono diffuse in Italia e in Europa, metabolizzate dal mondo agricolo: teli di pacciamatura Mater-Bi per il contenimento delle infestanti nelle risaie novaresi, bio-erbicidi di origine naturale nei vigneti del Prosecco Docg di Valdobbiadene sono soltanto alcuni esempi.

Nella pianura padana il suolo, trattato con erbicidi, antiparassitari, fertilizzanti chimici, si sta desertificando, ha perso materia organica. Per creare 10 centimetri di suolo produttivo servono almeno duemila anni. Basterebbero queste cifre per farci riflettere. Dal 2023 tutta l’Unione Europea non dovrà più smaltire rifiuti organici in discarica, ma prendersene cura. Il by waste ci cambierà il modo di vivere. Dobbiamo ripensare l’agricoltura non come estrattiva, ma riconoscere il valore della rigenerazione del suolo.

Quali le correlazioni dirette tra il Covid-19 e l’ambiente deteriorato? La ricercatrice-manager non lesina approfondimenti: “Gli animali non devono più essere alimentati con antibiotici. Ci sono sostanze nuove da utilizzare per evitare che noi poi subiamo altri problemi tipo la pandemia che abbiamo vissuto perché magari siamo diventati resistenti agli antibiotici a causa di quella quantità utilizzati negli allevamenti. E poi gli erbicidi: non più glifosate, noi siamo in grado di produrre sostituti”.

 

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