Francese: consumi di riso in aumento e puntiamo anche alla Cina

Francese: consumi di riso in aumento e puntiamo anche alla Cina

MarioFrancese_2017_2di Gianfranco Quaglia

Per Mario Francese, presidente Airi (Associazione Industrie Risiere Italiane) esistono tutti i presupposti per un futuro della risicoltura italiana. “A cominciare dai consumi, in crescita sia in Italia sia nel resto d’Europa. basta guardare le cifre”. E snocciola i grafici che il direttore generale Roberto Carriere ha scrupolosamente redatto: dal 2013 a oggi il consumo di riso tipo japonica (da risotto) nel nostro Paese è aumentato del 21%, quello Indica (tipo cristallino e lungo, da insalate e contorni) addirittura del 116%. Cifre meno appariscenti ma ugualmente in aumento nell’Ue: +7% lo japonica, +1% l’Indica. “Numeri esaltanti – aggiunge Francese – trascinati dalla tendenza salutistica, dai consumi etnici, da derivati del riso utilizzati dall’industria. E l’aumento dei consumi sembra continuare, visto che al 22 maggio le industrie risiere italiane hanno ritirato dagli agricoltori un quantitativo record rispetto alle quattro campagne precedenti, raggiungendo 1,283 milioni di tonnellate”. Nel finale di stagione, rispetto all’inizio, anche le quotazioni si sono mosse al rialzo, diventando più remunerative per i produttori.

Ma l’altra faccia della medaglia è rappresentata dallo squilibrio generato dalle importazioni a dazio zero, che deprimono il bilancio comunitario. Qualche numero: dal 2013 il semigreggio lavorato e il lavorato è passato da 730.491 tonnellate a 892.393. Sull’import dai Paesi Meno Avanzati (in particolare Cambogia) si gioca il futuro della risicoltura: l’indagine avviata dalla Commissione europea per verificare gli effettivi contraccolpi e gli eventuali danni economici alle aziende europee è in pieno svolgimento, il prossimo passo sarà rappresentato dalle verifiche dei dati trasmessi nelle aziende stesse. Dopodiché, una volta accertata la rispondenza dei dati, sarà deciso se avviare l’iter finale che dovrebbe portare al varo della clausola di salvaguardia e al ripristino dei dazi per tre anni, o viceversa il mantenimento del regime a dazio zero. “Spetterà alla politica – dice Francese – sostenere la corsa finale verso il riconoscimento da parte del Consiglio dei ministri d’Europa. Il ruolo politico dell’Italia sarà determinante”.

Comunque sia e vada l’industria del riso guarda anche oltre Europa. Ad esempio alla Cina, un mercato in espansione soprattutto perché c’è un potenziale di consumatori con un alto potenziale di disponibilità economica, calcolato in circa 50 milioni. “Non facciamo mistero del nostro obiettivo: l’Airi sta lavorando per sbloccare le nostre esportazioni di riso da risotto in Cina. Ormai siamo a un passo dal soddisfare tutte le condizioni poste dai cinesi per poter firmare un protocollo bilaterale. Un ulteriore rallentamento è stato causato dal Governo cinese che ha chiuso l’AQSIQ, l’autorità che controlla tutte le importazioni e con cui negli ultimi anni abbiamo negoziato la possibile apertura al loro mercato. L’ambasciata italiana ci ha informati che il ruolo svolto da quell’organismo sarà assunto dalle dogane e presto dovremmo essere in grado di individuare i nuovi interlocutori, auspicando che il lavoro fino a oggi svolto venga ritenuto ancora soddisfacente”.

Nella foto: Mario Francese e Roberto Carriere

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