Dal cibo per gli asini l’olio che esalta la green economy

di Gianfranco Quaglia

Povero, emblema di terreni aridi e marginali. Cibo per asini. Celebrato da Carducci in «Davanti a San Guido» quando dice: «Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo rosso e turchino, non si scomodò». Oppure da Esopo nella sua favola dell’asino e della volpe: «Del cardo l’irta chioma brucava un ciuco…». Insomma, roba da somari, assurta a dignità solo grazie ai poeti.
Ora la scienza lo riabilita attraverso un’operazione che esalta la green economy, mette in rete la ricerca nata in Piemonte con una trasformazione in Sardegna. Esempio di bioeconomia di alto profilo che lega l’agricoltura all’industria e apre nuovi orizzonti.

Il «Cynara caredunculus» (questo il nome botanico della specie mediterranea) rappresenta un modello di business innovativo, che coniuga le esigenze industriali di Matrica, joint venture tra Eni Versalis e Novamont con quelle delle imprese agricole della Sardegna (area di Porto Torres). Alle spalle di tutto ciò la ricerca di Novamont, la consolidata realtà di Novara diretta da Catia Bastioli, da poco nominata anche alla presidenza di Terna. Le risorse della campagna sarda hanno consentito e ispirato la realizzazione di una grande bioraffineria, tre impianti da 180 milioni di euro con una capacità complessiva di 70 mila tonnellate l’anno di bio-prodotti. Ed è qui che il cardo diventa il fulcro: dalla pianta erbacea saranno estratti oli vegetali finalizzati alle applicazioni nel settore farmaceutico, fitosanitario e cosmetico (cura dei capelli e della pelle), biolubrificanti con impieghi nei settori agricolo, marino e automobilistico; oli estensori per l’industria degli pneumatici, che miglioreranno le prestazioni sia in termini di resistenza sia di aderenza sugli asfalti bagnati.
La sfida è ambiziosa, ma già realistica: dimostrare che in Italia il futuro della chimica è verde e che il nostro Paese può essere leader nel mondo. La prima bioraffineria integrata di terza generazione realizzata in Sardegna prelude alla trasformazione di una trentina di altri siti in Italia. E tutto ciò sarà possibile grazie a uno stretto connubio tra ricerca, industria e mondo dei campi.

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