Come ti domo l’alieno in campo, i consigli degli esperti

Come ti domo l’alieno in campo, i consigli degli esperti

Erbe “aliene” invasive e concessione limitata di principi attivi contrastanti: è il problema su cui si concentrano i risicoltori nel tentativo di trovare una soluzione. Sene è parlato durante il quarto incontro tecnico organizzato da Erapra, in collaborazione con Confagricoltura Novara e VCO.

SAM_4030Ha introdotto Paola Battioli, presidente di Confagricoltura Novara e VCO, con l’agronoma Teresa Borda. Queste piante “aliene” invasive, come ha spiegato Marco Milan della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino, sono quelle specie non autoctone ovvero non originarie del nostro areale, ma che sono state importate dall’uomo da altri continenti per scopi ornamentali e industriali (ad esempio per la produzione di legno o di tessuti) e che poi, trovando un habitat favorevole, si sono insidiate.

La loro colonizzazione comporta diverse conseguenze in ambito agricolo : esse possono entrare in competizione per luce e nutrienti con le nostre colture agrarie ed essere vettrici di patogeni ; questo ovviamente va a discapito della produzione e della qualità sanitaria della stessa.

Tuttavia il comparto agricolo non è l’unico a risentire degli impatti negativi: anche dal punto di vista architettonico tali specie invasive possono creare problemi causando danni estetici ai manufatti, limitando la visibilità, ostacolando le operazioni di manutenzione e la viabilità ferroviaria, per cui la regolamentazione comunitaria proibisce l’uso di diserbi chimici e obbliga al solo controllo meccanico, poiché considerate aree sensibili per la popolazione. Non trascurabili sono i danni diretti (per contatto con la pianta) e indiretti (per la dispersione di polline e sostanze volatili) sulla salute umana.

La lotta contro le infestanti comprende tecniche dirette che mirano all’eliminazione della pianta dal punto di vista meccanico (mediante sradicamento, sfalcio, trinciatura, pirodiserbo, lotta biologica con nemici naturali, diserbo chimico) , metodi indiretti che puntano a creare le condizioni sfavorevoli per il loro sviluppo (es. uso di cover crops). Prima di tutto, però, è necessaria la prevenzione adottando tecniche di lavorazione corrette, rotazioni e soprattutto l’uso di sementi certificate.

Maurizio Tabacchi, ricercatore e tecnico esperto malerbologo, ha esposto le criticità e dato consigli pratici dal punto di vista della corretta gestione delle infestanti in risaia.

La coltura del riso risulta essere sempre più sensibile data la costante riduzione del numero di principi attivi utilizzabili nelle pratiche di diserbo comportando questo un problema nella gestione delle sue infestanti, che sono sempre più diffuse e spesso presentano anche caratteri di resistenza ai pochi erbicidi autorizzati. Le più importanti sono il riso crodo ( Oryza sativa var. sylvatica.) , i cucchiai (Alisma plantago aquatica), i giavoni (Echinochloa spp), e specie appartenenti al genere Cyperus.

Si deve agire su un tipo di lotta integrata che deve mettere a disposizione la combinazione di diverse soluzioni. Importantissima è la scelta varietale preferendo le varietà di riso a rapido accrescimento (varietà precoci) , vigorose e competitive. L’uso di sementi certificate è fondamentale per controllare la banca semi dei propri terreni. È necessario migliorare le pratiche agronomiche attraverso le rotazioni, le false semine e l’alternanza di periodi in asciutta con quelli a sommersione. Elemento di notevole importanza su cui Tabacchi si è soffermato è stato infine l’uso corretto di prodotti fitosanitari in termini di epoca di trattamento e dosi, poiché solo un uso rispondente a quanto raccomandato in etichetta può tutelare la coltura dalle avversità e ridurre l’incidenza delle resistenze.

 

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