Cina più vicina per il riso italiano, cade l’ultimo tabù

Cina più vicina per il riso italiano, cade l’ultimo tabù

Adesso la Cina è più vicina. Lo annuncia con toni trionfalistici l’Ente Nazionale Risi che sul suo portale titola: “Cade la grande muraglia”. Il riferimento riguarda il decreto he il ministro delle Politiche Agricole, Gian Marco Centinaio, ha firmato per costituire una “Pest Free Area” sul territorio risicolo nazionale pe il coleottero parassita delle derrate, il “Trogoderma granarium” e “prostephanus troncatus”. Una storia che parte da lontano, anzi da Pechino, restia a concedere il via libera alle importazioni di riso italiano. in altre parole: il governo della Repubblica Cinese ha sempre impedito al riso italiano di entrare nel Paese del Dragone affermando che esisteva il pericolo di una presenza del parassita nelle derrate di riso provenienti dell’Italia. Il mercato cinese, con un consumo stimato in 500 milioni di persone, è uno degli obiettivi della risicoltura italiana e in particolare dell’industria di trasformazione. Da tempo Airi (Associazione industrie risiere italiane) e alcune riserie avevano cercato di intraprendere trattative con le autorità cinesi nel tentativo di abbattere barriere che sembravano più legate e misure protezionistiche che a effettive ragioni sanitarie. ma che si fosse vicini a una svolta positiva lo aveva lasciato intendere alcuni mesi fa Mario Francese, il presidente di Airi. Ma per allontanare qualsiasi sospetto e pretesto occorreva un intervento ufficiale. “Per superare l’ostacolo – dice Paolo Carrà, presidente Ente Risi – abbiamo lavorato a lungo, ospitando anche le autorità cinesi al Centro Ricerche, affinché si rendessero conto e potessero verificare la veridicità della nostra tesi”. infine, nell’ambito dell’International Plant Protection Convention (IPPC) messo a punto da Fao e seguendo nello specifico il Requirements for the establishment of Pest free areas è stato possibile certificare – con una lunga procedura – il territorio italiano come zona esente da Trogoderma granarium. Questo risultato permette di aprire al riso nazionale il mercato cinese che negli scorsi anni aveva posto come requisito fondamentale per le trattative commerciali con gli operatori italiani. “Caduto questo muro – prosegue Carrà – ora si potrebbero aprire buone prospettive per chi vuole esportare. La Cina è un mercato molto interessante, c’è una volontà di scoprire nuovi prodotti italiani”.

Sulla svolta interviene anche Airi (Associazione industrie risiere italiane) con una nota per sottolineare che con il decreto che consente di sottoscrivere un protocollo bilaterale in grado di aprire il mercato cinese al riso italiano. “Airi – dice la nota – ha promosso questa iniziativa sin dal 2011, dopo aver riscontrato un interesse dele catene di distribuzione cinesi a inserire tra le proprie linee di prodotto anche il riso italiano da risotto. Oggi l’esportazione diretta di riso dall’Italia in Cina non è consentita e solo piccolissimi quantitativi possono raggiungere quel mercato attraverso Hong Kong e nell’ambito dei contingenti d’importazione cinese. Vendere riso in Cina – prosegue la nota – primo paese consumatore al mondo con circa 150 kg pro capite all’anno e melò quale la stessa parola cinese riso ha anche il significato di pasto appare paradossale. In realtà analisi di mercato hanno confermato che proprio in virtù dell’alto consumo di riso i cinesi sono molto interessati a consumarlo in nuovi modi e il risotto può soddisfare questo interesse considerando che le varietà italiane sono diverse da quelle coltivate in Cina. Con la firma di questo decreto possono finalmente riprendere i negoziati interrotti oltre un anno fa con l’auspicio dio riuscire ad arrivare presto alla firma di un protocollo. Airi è in stretto contatto con l’ambasciata italiana a Pechino, che si è presa a cuore il dossier e quanto prima verrà organizzata una visita di esperti cinesi alle industrie italiane interessate ad esportare, anche questa una condizione prevista dalla bozza di protocollo messa a punto dall’Aqsiq, cinese che controlla le importazioni di prodotti alimentari, le cui competenze ora sono passate in capo alle dogane”.

pechino

You must be logged in to post a comment Login