C’è l’acchiappasole nel futuro dei campi

di Gianfranco Quaglia

Il balzo dei costi della bolletta energetica induce a cambiamenti e riflessioni anche nelle aziende agricole. Spinte a trovare alternative, tra queste l’energia ricavata dall’agrovoltaico. Traduzione: pannelli solari cui stanno ricorrendo in molti per autoconsumo. A questo proposito vale la pena di sottolineare la consistenza del “parco acchiappasole” in Italia: sin qui gli impianti installati in agricoltura per autocosumo sono 18.115, con alcune regioni che svettano in classifica: al primo posto l’Emilia Romagna con 4.986, seguita da Veneto (4.656), Lombardia (4.115), Piemonte (4.082). In coda le regioni del Sud, ma anche la Liguria. Ultima la Valle d’Aosta con 179 impianti. 

Il fotovoltaico (che diventa agrovoltaico nei campi) è stato oggetto di un seminario che si è svolto alla Società Agraria di Lombardia presieduta da Flavio Barozzi. Secondo i dati Enea, illustrati durante l’incontro, gli impianti producono una potenza di 2.497 MW. Complessivamente il fotovoltaico in Italia consta di 935.838 impianti (pari a 21.650 MW).

La tendenza è in crescita e nei prossimi anni, entro il 2030, l’obiettivo è arrivare a una produzione di energia solare passando da 21,6 GWp a 52 GWp (l’unità di misura che indica il potenziale di riscaldamento, ovvero il contributo all’effetto serra).

Nell’ottoca dell’agricoltura sostenibile, di una transizione verde, in Italia è stato finanziato il “parco agrisolare” con una dotazione di 1500 milioni di euro. Lo scopo è di contribuire alla produzione di energia da fonti  rinnovabili, migliorare la competitività delle aziende riducendo i costi energetici. Il tutto con pannelli solari per una superficie di 4,3 milioni di metri quadri (senza consumo di suolo). Il progetto ha anche l’obiettivo di promuovere la riqualificazione dei tetti delle strutture aziendali con la rimozione di eternit e amianto.

 

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