Catia Bastioli: “Prezzo giusto agli agricoltori fondamentale per salvare i territori”

Catia Bastioli: “Prezzo giusto agli agricoltori fondamentale per salvare i territori”

di Gianfranco QuagliaBastioli Catia

“Gli agricoltori? Noi non dobbiamo pagarli semplicemente per estrarre prodotti dalla terra, ma per rigenerarla. Quindi il tema prezzo giusto è fondamentale di un sistema che deve evolvere attraverso la qualità dei territori. Abbassare il prezzo massificando il prodotto si crea anche disoccupazione e problemi. Il valore di chi coltiva la terra deve essere riconosciuto in termini economici”. Parole che sembrano arrivare da imprenditore agricolo. Invece è il pensiero di un ricercatrice-manager, Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, la società di Novara antesignana della plastica verde biodegradabile, che da tempo ha stretto un patto con il mondo dei campi da cui trae la materia prima.

Il 70% dei suoli nella UE non è in buone condizioni. Anzi, si sta impoverendo a causa di degrado forestale, disboscamento, desertificazione, erosione, dissesto idrogeologico e inquinamento. A questo declino non sfugge l’Italia e se non interveniamo da subito, a forte rischio saranno nei prossimi anni le eccellenze del made in Italy. L’allarme è stato lanciato in occasione della Giornata Mondiale del Suolo indetta dalle Nazioni Unite, che a Novara ha avuto un focus particolare con la conclusione della rassegna dedicata agli incontri con la scienza.

“Suolo e territorio sono un binomio inscindibile. Senza di loro la scienza non potrebbe costruire il futuro. E’ importante anche la cultura delle persone, tutti i messaggi che ci bombardano vengono sempre da qualcuno per qualche obiettivo. Così come è importante pensare alla scuola formativa, che ha abdicato al suo ruolo per tanti anni e che invece deve tornare a essere un punto centrale dello sviluppo delle società, iniziando a pensare al concetto di innovazione partecipata. Non la ricerca nelle mani di pochissimi che controllano tutto e noi non sappiamo niente. Noi dobbiamo far crescere i nostri territori, opponendoci a chi viene dall’alto e dice che la tecnologia risolve tutto. Le tecnologie non risolvono mai tutto, è la nostra capacità di resilienza di territorio che ci permette di cambiare le cose. Basta con quel modello dissipatore che ha causato problemi ambientali, sociali, economici, pandemici. Tutti hanno la stessa origine. La promessa del villaggio globale si è trasformata in tirannia dell’economia senza umanità”.

Non solo polo di ricerca con ramificazioni in tutta Italia attraverso le bioraffinerie. Catia Bastioli sa che tutto parte dal suolo, dalla capacità di conservarlo e valorizzarlo. Non a caso il sistema dell’economia circolare da lei proposto poggia sul settore agricolo, una cocreazione fondamentale senza la quale la plastica verde non sarebbe nata né si sarebbe sviluppata. Mantenimento della fertilità dei terreni come presupposto per svoltare. Il rapporto con le realtà locali ha portato Novamont a rigenerare cinque siti ex-industriali, sviluppando filiere agricole sul territorio (girasoli in Umbria, cardo in Sardegna, sono alcuni esempi). Il rapporto con il mondo dei campi e la cultura delle nuove generazioni rurali si esplicita anche attraverso applicazioni dei cosiddetti bio-erbicidi, pacciamature in teli biodegradabili che frenano lo sviluppo delle infestanti. Realtà sono già presenti nelle risaie del Novarese; oppure nei vigneti di Valdobbiadene dove si produce il Prosecco.

“Dopo il Giappone – sottolinea – siamo secondi al mondo per importazione di prodotti perché noi siamo soprattutto un paese manifatturiero. Ma sappiamo anche che il nostro made in Italy è speciale e noi dobbiamo compiere ogni sforzo per preservarlo. Partendo dagli agricoltori, il cui valore deve però essere riconosciuto in termini economici. Se noi li paghiamo semplicemente per estrarre prodotti della terra e non per rigenerarla, questo diventa un grosso problema. Quindi il tema “prezzo giusto” è fondamentale di un sistema che deve evolvere attraverso la qualità dei territori. Abbassare il prezzo massificando il prodotto si crea anche disoccupazione e problemi ai nostri territori”.

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