Braccia cercansi per i nostri campi

di Gianfranco Quaglia

Braccia rubate all’agricoltura. Quante volte abbiamo ascoltato questa espressione, irriverente e di scherno nei confronti di coloro che non sarebbero adatti a ricoprire il ruolo che occupano! Ma ai tempi di coronavirus e proprio a causa del Covid-19 le braccia sottratte al lavoro nei campi sono a migliaia. Improvvisamente, nell’era dell’agricoltura 4.0, i terreni coltivati con il satellite, il gps e i droni, i laser, si scopre che non si può prescindere dal lavoro manuale per mantenere la “food security”, la sicurezza alimentare che nonostante la pandemia ci garantisce ogni giorno la sopravvivenza. Secondo una proiezione di Confagricoltura, Cia e Coldiretti, nei prossimi mesi (ma a breve scadenza) soltanto in Italia servirebbero 250 mila lavoratori stagionali per la raccolta della frutta. Significa 500 mila braccia. Ma c’è il forte rischio che questa manodopera non possa essere assicurata perché, in quanto di provenienza straniera, senza sufficienti garanzie di tutela sanitaria eviti di arrivare nel nostro Paese. Stiamo parlando di lavoratori stagionali provenienti soprattutto dall’Est, in particolare dalla Romania. Con l’ambasciatore in Italia di questo Paese la ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova ha avuto un incontro nel tentativo di sbloccare la situazione. Nel frattempo a Bruxelles si sta pensando a un corridoio verde europeo, che metta in sicurezza l’arrivo di questi lavoratori. Secondo un calcolo approssimativo ne servirebbero, in tutta l’area Ue, almeno 700 mila. Dal Piemonte, uno dei capisaldi della frutta e dell’enologia (soprattutto nel Cuneese) arriva un distinguo: gli assessori regionali Chiorino (Lavoro) e Protopapa (Agricoltura), ricordano che in questa fase ci sarebbero anche i lavoratori italiani. Perché non pensare di coinvolgere tutti coloro che fruiscono del reddito di cittadinanza e impiegarli nei frutteti e nelle vigne? Come dire: recuperiamo quelle braccia sottratte all’agricoltura. 

 

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