Alla ricerca dell’acqua perduta (e sprecata)

Alla ricerca dell’acqua perduta (e sprecata)

di Enrico Villa

Le fonti dei corsi d’acqua italiani principali si stanno esaurendo, per la lunga siccità e per gli imprevisti meteorologici. L’ennesimo allarme, che riguarda tutta l’Europa, viene dalla neonata rivista extra(campus), semestrale edito dalla Università del Piemonte orientale (sigla UPO che riguarda i poli universitari di Vercelli, Novara, Alessandria). La pubblicazione, al suo primo numero e uscita nel contesto delle celebrazioni del ventennale della UPO che culminerà venerdì primo febbraio al teatro Civico di Vercelli, è diretta dal magnifico rettore della università tripolare Cesare Emanuel (direttore responsabile Paolo Pomati).

Il programma editoriale di extra (campus) promette ogni semestre di sviluppare tre “pilastri” che riguardano, all’un tempo, le facoltà universitarie dell’UPO e suoi docenti e ricercatori nonché l’agricoltura considerata in termini scientifici, e cioè cibo, ambiente, salute. Un articolo, firmato da Stefano Fenoglio professore di ecologia, esamina i comportamenti ultimi di corsi d’acqua relativi in particolare alle province del Piemonte Orientale (Vercelli, Novara, Alessandria) così semplificati: fiumi in secca e fiumi intermittenti. Oltre al calo dei flussi, infatti, si sta presentando il fenomeno della intermittenza che fa mancare acqua in diverse settimane dell’anno, nei periodi di punta delle coltivazioni. La carenza idrica fondamentale per le colture è anche evidenziata nei bilanci agronomici del Piemonte con gli specialisti che lamentano la penuria crescente dell’acqua e che chiedono la costruzione di nuovi bacini di raccolta sia nel Piemonte orientale che nel Piemonte occidentale. Recentemente a Novara, nella sede dell’Associazione Est Sesia, si è anche svolto un summit dedicato alla incombente povertà idrica, con la richiesta di nuovi progetti e investimenti. In caso contrario, la prima a pagarla sarà la risicoltura, già aggredita pesantemente dalle importazioni di prodotto a dazio zero comunitario dal Sud Est Asiatico.

Ma come anche ha sottolineato Papa Francesco nel suo recente viaggio in Sud America e nell’area amazzonica e come ribadisce indirettamente nel suo articolo su extra(campus) il professor Stefano Fenoglio, il problema dell’acqua richiamato dall’uno e dall’altro è soltanto la punta emergente di un problema mondiale più grande, negli ultimi due anni ribadito con saggi dalla rivista Nature e dalla Fao. La Università del Piemonte Orientale, in collaborazione con le Università di Parma e di Ferrara nel contesto del progetto No Acqua stanno mettendo sotto controllo le secche fluviali le quali influenzano fortemente l’ambiente. E il professor Fenoglio così commenta: Solo una maggior conoscenza dei processi e delle dinamiche che regolano la vita e l’evoluzione dei nostri fiumi può garantire una corretta gestione e assicurarci una sostenibile convivenza.

In questo specifico argomento, il principale riferimento giuridico è rappresentato dalla Direttiva Comunitaria 22 ottobre 2000 la quale fornisce una prima indicazione riferita ai sette principali fiumi europei. Nello scenario idrico mondiale, il massimo peso di cui tenere conto è rappresentato da India, Cina e Stati Uniti i quali con le loro coltivazioni e le loro strutture industriali e civili sottrarrebbero adesso 4 mila chilometri cubi d’acqua. Quando, secondo i calcoli dei demografi nel 2050 la popolazione mondiale toccherà i 9 miliardi di individui il cibo indispensabile, dipendente dall’acqua, potrebbe subire una impennata del 70% circa, e allo stato attuale l’incremento dei raccolti agricoli sarà di solo circa il 19%, come in realtà sarebbe stato nell’ultimo decennio. In particolare, secondo la FAO, per produrre il cibo per ogni abitante occorreranno fra i 2000 e i 5000 litri di acqua. E già questi numeri costituiscono un forte ammonimento: bisognerà risparmiare il più possibile. Fra gli altri, Legambiente ha fatto calcoli che potrebbero essere interessanti in un ambito più generale. Infatti, nel nostro rubinetto di casa che gocciola con 90 gocce in realtà se ne vanno 4.000 litri d’acqua che sarebbero utili per altro. E questo in un anno porterebbe allo spreco di 8/100 litri di acqua. La mancanza di questi controlli al risparmio, purtroppo diffusi in tutta Europa (in Italia anche con la dispersione idrica delle tubature degli acquedotti) condannerebbe un miliardo di persone ad essere senza la minima disponibilità di acqua potabile, nonché a fare a meno di impianti fognari efficienti.

Il problema idrico, come anche riguardano altri articoli di extra (campus) è anche approfondito dal lavoro di altre facoltà (ad esempio Farmacia) che richiama il tema degli inquinamenti nel “solvente acqua” dove, talvolta primeggiano i nitrati e le presenze di alcuni metalli che la letteraria scientifica accusa di essere cancerogeni. Nelle aule dell’UPO a Vercelli, Novara, Alessandria da un ventennio la scienza si intreccia con la sua storia. Nel cosiddetto mondo civile europeo e americano la cultura incominciò davvero ad interessarsi di acqua e del suo ciclo complesso nel XVII secolo. A scoprire i segreti idrici arrivarono subito Lavoisier (1743/1794), Cavendish (1731/1810), Celsius (1701/1744). Quasi come con il fuoco, le scoperte del nordico Celsius sulla ebollizione ha dato una altra ampia quota di liberta alla umanità. Toccherà adesso alle donne e agli uomini preservare il bene in diminuzione dell’acqua senza la quale – come anche annota l’editoriale di extra(campus) – la garanzia su cibo, ambiente, salute per i futuri 9 miliardi di persone del Globo sarà molto problematica.
secca

You must be logged in to post a comment Login