Viticoltura di montagna chiama Bruxelles: non vogliamo scomparire

Viticoltura di montagna chiama Bruxelles:  non vogliamo scomparire

SAM_0099Viticoltura eroica, quella praticata nelle zone di montagna, ma anche sui terreni in forte e meida pendenza. Viticoltura da difendere e non sempre riconosciuta, benché eserciti un ruolo determinante nella difesa del territorio e dell’ambiente. Da Torino, dove si è tenuto (Centro Incontri dell Regione)  il convegno dell’Arev, l’associazione delle regioni europee vitivinicole, si leva il grido d’allarme rivolto a Strasburgo: maggiore considerazione e tutela specifica per evitare l’estinzione di questo comparto dell’agricoltura europea.

Il pericolo arriva proprio dall’orientamento di Bruxelles: c’è il rischio che i nuovi diritti di piantagione dei vigneti siano trasferiti dalle zone di pendenza alla pianura, con uno «scivolamento» che di fatto cancellerebbe migliaia di ettari. Il 15 febbraio su questo tema comincerà la discussone a Bruxelles. All’incontro di Torino, organizzato dall’assessorato all’agricoltura, hanno partecipato i rappresentanti di Piemonte, Valle d’Aosta, Sicilia, Alsazia, Mosella, Rhone-Alps, Sondrio, Lussemburgo, Trentino, Baden Wuttemberg, Renania-Palatinato, Champagne, con il presidente dell’Arev, Jean-Paul Bachy, l’assessore all’agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero, Ettore Ponzo (vicepresidente del Cepv, il Consiglio europeo professionale del vino) che ha coordinato gli interventi. E l’europarlamentare Mercedes Bresso. Tutti i delegati d’accordo per un intervento sulla Commissione europea, prima del 15 febbraio, affnché la viticoltura di pendenza non sia penalizzata, ma valorizzata con apposite misure di aiuto. «Questa viticoltura specifica – ha detto l’assessore Ferrero – occupa un posto importante in molte regioni italiane ed europee. In Piemonte è pratica su 1450 ettari; 156 sono coltivati al di sopra dei 500 metri con ciglionamenti e terrazzamenti quasi sempre non meccnizzabili. A operare sono 136 aziende. E’ proprio pensando al valore delle nostre viti, ad esempio della Valsusa, del Pinerolese, di carema, ai sori della Langa, solo pe citarne alcune, e al ruolo svolto nelle loro zone, che occorre immaginare un sostegno specifico a questa coltura oggettivamente svantaggiata. Credo che su qwuesto l’Arev possa giocare un ruolo importante a Bruxelles».

Mercedes Bresso: «Lavorerò per consentire alla viticoltura di montagna di ritagliarsi un ruolo specifico in modo che possa accedere ai fondi pevisti per ricerca e innovazione»

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