Vino, fa bene o fa male? Un bicchiere mezzo pieno

di Gianfranco Quaglia

L’eterno dibattito sui benefici e sugli effetti negativi del vino ora passa dalle aule scientifiche alla Commissione Europea. E rischia di causare un cortocircuito. Sino a che punto un bicchiere fa bene? Ed è bene mettere in guardia i consumatori dall’uso con un “alert” sull’etichetta delle bottiglie, così come avviene sui pacchetti di sigarette per quanto riguarda il fumo? La DG Sante, responsabile delle politiche della Commissione Europea in materia di salute e sicurezza alimentare, ha varato un piano per la lotta al cancro (Europe’s Beating Cancer Plan) contenente alcune indicazioni precise: in altre parole, il consumo anche consapevole del vino sarebbe assimilato all’abuso di superalcolici. Una presa di posizione che ha scatenato – come era da aspettarsi – la reazione e l’indignazione del mondo enologico, con gli assessori delle quattro regioni più vocate (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli) che parlano di “proposta sconcertante e priva di fondamenti scientifici. Rileviamo come tutto ciò si ponga in antitesi con quanto la comunità scientifica ha più volte affermato, riconoscendo al vino importanti ricadute positive sulla salute sia per i benefici apportati da piccole quantità di alcol sia per gli altri componenti, tra i quali diversi antiossidanti sicuramente amici della nostra salute. Le conseguenze per uno dei settori più importanti per l’agricoltura italiana e europea – proseguono gli assessori – sarebbero devastanti”.

Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Ue, ha rassicurato dicendo che l’UE non ha nessuna intenzione di proibire il vino né di etichettarlo come sostanza tossica. Ma per i rappresentanti delle regioni che producono simboli mondiali, dal Barolo al Prosecco, non sarebbe sufficiente a fugare i dubbi. Insomma, il dibattito è aperto e il bicchiere – è il caso di dirlo – è mezzo pieno.

 

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