Unti dall’olio made in Tunisia

di Gianfranco Quaglia

Qual è l’alimento più europeo, trasversale a ogni gusto, quello che mette d’accordo tutti a tavola? Il vino, verrebbe da rispondere di getto. Sbagliato. E allora? La pasta? Il riso? Macché. E’ l’olio d’oliva di cui l’Europa è il primo produttore mondiale con una quota del 73% e anche il principale consumatore, con il 66% del totale dei consumi. Di conseguenza, considerate le tradizioni e la dislocazione geografica mediterranea, verrebbe anche da pensare che l’Italia è ai vertici della classifica. Secondo errore. La realtà è molto diversa e ci pone forti interrogativi: l’Italia eccelle nell’import, posizionandosi al primo posto assoluto per importazione mondiale di olio d’oliva. Proprio così. In questi ultimi anni sono stati sfatati miti che sembravano consolidati: queste cifre emergono da una rilevazione di Friends of glass (movimento che promuove l’uso del vetro) su un campione di 29 mila cittadini di trenta nazioni. Parecchie le motivazioni alla base di questo record negativo, a cominciare dalla sottrazione di terreno agricolo che ha impedito la diffusione dell’olivicoltura, agli attacchi del terribile parassita Xylella che sta decimando le piantagioni nel Sud Italia. Insomma l’Italia è invasa da prodotto straniero, parte del quale finisce anche nelle bottiglie del Made in Italy. I maggiori fornitori degli italiani sono Grecia e Spagna, incalzati al terzo posto dalla Tunisia, il cui export verso il nostro Paese soltanto nei primi tre mesi del 2015 è aumentato del 681%, una cascata d’olio inammissibile dai nostri olivicoltori, un balzo che supera di gran lunga anche la percentuale a tre cifre già registrata in un altro settore, quello risicolo, assediato dalla concorrenza a dazio zero del Sudest asiatico. E, come se non bastasse, Bruxelles sta trattando con il Governo di Tunisi per una concessione tariffaria agevolata che consentirebbe agli olivicoltori e alle industrie olearie di quel Paese di esportare nell’area Ue ulteriori partite di olio. In questo quadro già preoccupante s’inserisce l’inchiesta, partita dal Piemonte, riguardante la commercializzazione di falso extravergine d’oliva. Siamo proprio unti dall’olio, ma questa volta made in Tunisia.

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