Uno “scudo” per i risicoltori contro le importazioni

di Gianfranco Quaglia

A Bruxelles i risicoltori in questi giorni stanno cercando di vincere un’altra battaglia, oltre a quella che li vede impegnati in Italia sul fronte della siccità: la difesa dalle importazioni.

Sino a due anni or sono il riso asiatico (grezzo o già confezionato) proveniente soprattutto da Cambogia e Myanmar era stato frenato da un “muro” commerciale che ne impediva la libera circolazione. Era la cosiddetta “clausola di salvaguardia”, introdotta dalla Commissione UE dietro richiesta della filiera risicola europea (in particolare da quella italiana) che prevedeva l’applicazione di dazi a quei prodotti “tax free” riconosciuti ai PMA (Paesi meno avanzati). Facendo leva sui danni causati agli agricoltori europei da un’importazione libera e a prezzi concorrenziali, i risicoltori erano riusciti a ottenere lo sbarramento, bloccando il flusso incontrollato. Ma dal gennaio 2022 il meccanismo è decaduto dopo tre anni. Risultato: ripresa dell’import, soprattutto dal Myanmar, da dove arriva cereale di tipo japonica, il medesimo coltivato nelle province di Novara, Vercelli, Pavia,

Giuseppe Ferraris di Novara, presidente del gruppo riso di Copa-Cogeca, l’organismo che a Bruxelles rappresenta il mondo cooperativistico, però è ottimista: “Il tema è stato affrontato nell’ambito della presidenza svedese di turno del Consiglio europeo. Il semestre scade a fine giugno ed entro quella data speriamo di risolvere il problema, perché poi subentrerà il semestre spagnolo e sarà necessario ripartire da zero. Al momento ci troviamo in questa fase: il Parlamento europeo ha accolto le nostre richieste, approvando l’art. 29 del regolamento in base al quale ogniqualvolta le importazioni superano una certa soglia scatta in automatico la clausola di salvaguardia. Ma il Consiglio è contrario e punta su un’altra soluzione, applicando l’art. 32 del regolamento: un monitoraggio della situazione sull’arco di tre mesi. Quando le importazioni eccedono del 10% uno stato membro può chiedere l’applicazione dello scudo che impone l’introduzione del pagamento dei dazi”. 

Giovanni Perinotti di Vercelli, presidente di Federazione Nazionale riso di Confgricoltura: “In ogni caso è necessario ripristinare la clausola, occorre un impegno costante per evitare di aumentare la nostra dipendenza dall’estero e valorizzare il riso di cui siamo i maggiori produttori in Europa”.

Intanto un primo risultato, a prescindere da questa trattativa, è stato conquistato: la proposta della Commissione di aumentare il livello massimo di residui di Triciclazolo (principio attivo contenuto nei diserbanti) per le importazioni di riso non ha raggiunto, nel Comitato permanente, la maggioranza qualificata per procedere. 

 

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