Tre regioni in (s)cena Sapori e cultura serviti nel piatto

di Gianfranco Quaglia

Tre regioni in (s)cena. Questo il curioso titolo di una preziosa opera letteraria a firma di Salvatore Vullo, che il mondo dell’agroalimentare piemontese (e non solo) apprezza e ha frequentato per anni. Vullo, siciliano d’origine, in realtà è fra i maggiori conoscitori del mondo rurale del territorio subalpino, dalla pianura alle montagne e alle colline, perché ha svolto a lungo l’attività all’assessorato all’agricoltura della Regione, come esperto di politiche di valorizzazione delle produzioni. Ed è sempre andato oltre la “mission” assegnata, aggiungendovi passione, cultura e curiosità. Tre elementi che lo hanno spinto anche a scrivere questo ultimo libro (ed. Nerosubianco), con il sottotitolo esplicativo: Piemonte, Lombardia, Sicilia tra cibo, agricoltura, storia e letteratura. Tratto da un’idea che – come sottolinea l’autore – prende spunto da tre incontri che facevano parte del programma di iniziative culturali arrivate dal Circolo dei Riformisti-Fabian Cafè di Torino. In quella sede Vullo aveva curato un programma gastronomico-culturale dal titolo “Nutrire il corpo e la mente con gusto”. Da quegli incontri è emerso un racconto dedicato ai piatti tipici regionali. Sarebbe stato troppo didascalico riproporre i menù, tal quali. Salvatore Vullo, cresciuto alla scuola civile e letteraria di Leonardo Sciascia, ha fatto di più, connettendo le tradizioni culinarie con i richiami di intellettuali che hanno esaltato luoghi, tradizioni, gente, la tavola, il gusto della vita, la convivialità. La socializzazione, tanto invocata oggi. E così ecco che accanto ai “plin” del Monferrato e delle Langhe, nei fine-cena con il bonet,  troneggiano scritti di Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Giovanni Aprino o Franco Piccinelli. E in Lombardia, dove domina il risotto giallo, è Carlo Emilio Gadda a ricordarci che “i chicchi dovranno pertanto rosolarsi e a momenti indurirsi contro il fondo stagnato…”. E c’è anche un “Risotto romagnolesco” di Giovanni Pascoli. E per i vini campeggiano Alessandro Manzoni e Mario Soldati. Infine, la Sicilia. Con la “caponata di Leonardo Sciascia” raccontata da Giannola Nonino; oppure Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne “Il Gattopardo”. E di nuovo Sciascia, a scrivere di agnelli castrati, ma anche di biscotti al sesamo. E per il vino: c’è Pirandello in “Liolà”.

 

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