Tesoro nascosto sotto le risaie

di Gianfranco Quaglia

Sotto la superficie di Piemonte e Lombardia esiste un enorme fiume sotterraneo. Non si vede, ma la sua presenza, grazie alle risaie, è una riserva stimata in 787 milioni di metri cubi d’acqua trattenuta. Potrebbe risolvere tanti problemi, a cominciare della siccità, irrigare i campi e porre fine alle polemiche che in questi ultimi due anni hanno contrapposto agricoltori, consorzi di irrigazione, coinvolgendo anche le istituzioni che sin qui non hanno trovato una soluzione concreta ai problemi. Lo ha dichiarato Alberto Lasagna, presidente di Confagricoltura Pavia, ingegnere che arriva dall’Associazione Est Sesia, dove dirigeva l’area tecnica. Al convegno sul futuro del cereale che si è svolto al Centro Ricerche Ente Nazionale Risi, Lasagna ha presentato uno studio sulla potenzialità della risorsa idrica che – se venisse utilizzata – potrebbe essere una panacea. Così risolutiva e alternativa che – aggiunge il tecnico – non ci sarebbe più bisogno di ricorrere alla realizzazione di nuovi bacini di raccolta delle piogge, risparmiando enormi risorse finanziarie. Di più: la massa dell’oro blu nascosto, ma presente, è superiore a tutta l’acqua contenuta nelle dighe esistenti dal Monviso sino alla Valtellina.

Un enorme patrimonio frutto della circolarità sistemica della risaia. “Perché – sottolinea – noi coltiviamo riso e restituiamo acqua alla falda, un metro cubo al secondo per ogni chilometro. La falda si carica e spinge verso l’alto, dando luogo al cosiddetto terrazzo risicolo che si sopraeleva di alcuni metri rispetto alla superficie. Come dire: una spugna che si riempie d’acqua. E’ necessario conservare questa risorsa perché le nevi sono sempre più scarse. Non si può attingere soltanto dal Lago Maggiore, non è un bancomat infinito dell’acqua. Tra Piemonte e Lombardia ci sono 51 fra enti e consorzi che si sovrappongono per gestire l’acqua, una follia. 

Lo studio però presuppone una ricarica della falda non solo in primavera, quando si sommergono le risaie. Ma anche attraverso la sommersione invernale, peraltro prevista dai Programmi di sviluppo rurali delle Regioni, finanziati da Bruxelles. “occorre cambiare tutti i paradigmi – conclude Lasagna – se noi sappiamo rivendicare la specificità del terrazzo risicolo, mettendolo in pratica, diventeremo i protagonisti dell’accumulo dell’acqua, unici in Europa”.

Del resto il passato insegna. La circolarità strutturata dell’acqua in risaia era già stata scoperta dai monaci benedettini nel 1200 quando bonificarono l’ambiente ostile nelle terre del Vercellese. 

 

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