Sotto la neve c’è il pane. L’antico adagio per ora ha tradito il Settentrione. In questa che sembra essere un’Italia capovolta la neve c’è al Centro-sud, nella Pianura Padana prevalgono sole e nebbia, anche le montagne sono avare di risorse, il che fa temere una primavera arida nei campi assetati. Se il meteo non aiuta a mantener vivo il proverbio i risicoltori della pianura assolata si adeguano senza aspettare la manna dal cielo. Si chiama formazione la nuova frontiera o il surrogato della neve per gli agricoltori. L’inverno dei risicoltori non è un letargo inattivo. Al contrario è diventato un’opportunità per fare “training”, stimolare il ritorno sui banchi di scuola. Dal Piemonte alla Lombardia al Veneto e all’Emilia, sino alla Sardegna, dovunque si coltiva riso, l’Ente Nazionale Risi ha organizzato una serie di incontri tecnici per aggiornare i produttori sull’andamento dei mercati, le nuove tecniche agronomiche, le tecnologie, i risultati della trascorsa campagna, le prospettive.
L’aggiornamento costante è la base per affrontare le sfide future, in attesa che Bruxelles decida sulla clausola di salvaguardia. E’ anche un momento di confronto per lo scambio di opinioni e esperienze. Un tempo ormai lontano questo compito veniva assolto dalle cosiddette cattedre ambulanti, espressioni dei comizi agrari. Le une e gli altri (nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento) avevano lo scopo di diffondere conoscenze e affiancare allora come oggi gli agricoltori nelle scelte colturali e tecniche. Nel terzo Millennio sono stati sostituiti dagli incontri come quelli organizzati in risicoltura. Che la neve arrivi oppure no è bene farsi trovare preparati: il sapere viene prima di tutto e tutti, anche per avere gli strumenti adatti ad affrontare situazioni climatiche impreviste.
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