Sotto la neve (che non c’è) gli agricoltori affilano I ferri del mestiere

di Gianfranco Quaglia

Sotto la neve c’è il pane. L’antico adagio per ora ha tradito il Settentrione. In questa che sembra essere un’Italia capovolta la neve c’è al Centro-sud, nella Pianura Padana prevalgono sole e nebbia, anche le montagne sono avare di risorse, il che fa temere una primavera arida nei campi assetati. Se il meteo non aiuta a mantener vivo il proverbio i risicoltori della pianura assolata si adeguano senza aspettare la manna dal cielo. Si chiama formazione la nuova frontiera o il surrogato della neve per gli agricoltori. L’inverno dei risicoltori non è un letargo inattivo. Al contrario è diventato un’opportunità per fare “training”, stimolare il ritorno sui banchi di scuola. Dal Piemonte alla Lombardia al Veneto e all’Emilia, sino alla Sardegna, dovunque si coltiva riso, l’Ente Nazionale Risi ha organizzato una serie di incontri tecnici per aggiornare i produttori sull’andamento dei mercati, le nuove tecniche agronomiche, le tecnologie, i risultati della trascorsa campagna, le prospettive.

L’aggiornamento costante è la base per affrontare le sfide future, in attesa che Bruxelles decida sulla clausola di salvaguardia. E’ anche un momento di confronto per lo scambio di opinioni e esperienze. Un tempo ormai lontano questo compito veniva assolto dalle cosiddette cattedre ambulanti, espressioni dei comizi agrari. Le une e gli altri (nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento) avevano lo scopo di diffondere conoscenze e affiancare allora come oggi gli agricoltori nelle scelte colturali e tecniche. Nel terzo Millennio sono stati sostituiti dagli incontri come quelli organizzati in risicoltura. Che la neve arrivi oppure no è bene farsi trovare preparati: il sapere viene prima di tutto e tutti, anche per avere gli strumenti adatti ad affrontare situazioni climatiche impreviste.  

 

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