Se Zar Putin decide di produrre gorgonzola Made in Russia

di Gianfranco Quaglia

A Mosca non preme soltanto la conquista dell’Occidente attraverso la disinformazione con le fake news (le notizie false) pratica contro la quale la Commissione Ue ha pronto un piano. Zar Putin cerca anche di aggirare l’ostacolo dell’embargo agroalimentare, con una iniziativa che potrebbe avere ricadute dirette sulla produzione casearia italiana, leggi – ad esempio . gorgonzola. L’erborinato Dop è uno dei formaggi preferiti dai consumatori russi, ma a causa dell’embargo l’importazione del prezioso formaggio si è molto ridotta, come per tutti gli altri prodotti. Putin lo sa, ma non vuole deludere i palati fini. Ecco perché ha lanciato una campagna di promozione che potrebbe cambiare le carte in tavola: realizzare un distretto del food nella capitale russa, con un investimento di 75 milioni di euro, invitando le aziende casearie italiane affinché sviluppino accordi con realtà locali, mettendo a disposizione il proprio know how per produrre formaggi di qualità, simili a quelli tradizionali del Made in Italy. In altre parole: un richiamo diretto a delocalizzare o quantomeno a esportare il sapere, le tradizioni, la storia, i casari che hanno fatto grandi le nostre aziende. Fantascienza? Non proprio. I cultori del Made in Italy obietteranno che un gorgonzola o un parmigiano autentici si possono produrre soltanto nei territori d’origine. Ma Renato Invernizzi, presidente del Consorzio di tutela dell’erborinato, è più realista, e ha subito scritto una lettera a Mattarella, Gentiloni, ai ministri Martina e Calenda, ad Antonio Tajani, chiedendo “un deciso intervento affinché vengano ridiscusse le posizioni di Bruxelles e venga eliminato l’embargo istituito a Mosca”.

Prima di quella decisione presa dall’Ue in seguito alla grave crisi in Ucraina, le industrie lattiero-caseare italiane realizzavano con l’export nella Madre Russia un fatturato di 43 milioni di euro. E oggi? Solo 5 mila euro, cioè briciole. Nel frattempo la produzione interna russa è aumentata del 60,8% ed è destinata a salire sino all’autosufficienza. Se andasse in porto il progetto di Putin, sarebbe definitivamente annullato il nostro export, perché considerato superfluo.

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