Riecco la Cambogia Incubo dei risicoltori

di Gianfranco Quaglia

La Cambogia rialza la testa sul riso europeo, quindi anche su quello italiano. A fine gennaio scatta la “disapplicazione” della clausola di salvaguardia che sin qui (per tre anni) ha protetto il riso Made in UE e in particolare il Made in Italy dalle importazioni selvagge a prezzi decisamente concorrenziali. Uno scudo che Ente Nazionale Risi con tutta la filiera aveva ottenuto al termine di una dura battaglia premendo su Bruxelles. La clausola aveva di fatto sospeso il dazio zero concesso dall’Unione Europea ai Paesi cosiddetti svantaggiati, fruitori del regime EBA (Everything but arms), in altre parole possibilità di esportare in Europa “tax free” tutto tranne le armi. La riattivazione del pagamento tariffario era stata imposta per scoraggiare un export senza freni che danneggiava la produzione europea. La decisone aveva colto nel segno, con una diminuzione significativa del riso tipo Indica in arrivo nel porto di Rotterdam. 

Ma ora tutto rischia di tornare alla casella di partenza. Sul sito cambogiano www.phnompenhpost.com il presidente della Cambodia Rice Federation, Song Saran, ha dichiarato di aver riscontrato nelle ultime settimane una maggiore domanda di riso dai Paesi dell’Ue proprio a seguito dell’imminente disapplicazione della clausola di salvaguardia sul riso lavorato di tipo Indica di origine cambogiana e birmana. Saran ha aggiunto che prima del 2016 l’Unione europea assorbiva il 65% delle esportazioni di riso lavorato cambogiano, per poi scendere al 43% nel periodo 2017-2019 e al 30% nel periodo 2020. Poi osserva: “Il riso cambogiano non è nell’elenco degli articoli interessati dal ritiro parziale dell’EBA, il che significa che la Cambogia godrà di tariffe zero dal 18 gennaio 2022”. E Chan Sokheang, amministratore delegato dell’esportatore di riso Signatures of Asia Co Ltd, ha aggiunto: “Questa è una notizia meravigliosa per il nostro settore. Aprirà un nuovo capitolo per la Cambogia” e ha affermato di aver già ricevuto alcuni ordini da vecchi partner europei. Ancora Saran: “Dopo la fine delle misure di salvaguardia varietà di riso sempre più profumate come Sen Kro Obe Malis Riomduol saranno inviate a prezzi competitivi sui mercati dell’UE”. Unico ostacolo potrebbe essere rappresentato dalla carenza di container per fronteggiare la prevista tendenza al rialzo delle esportazioni dal Sudest asiatico. Ma a questo punto è chiaro che la Cambogia vuole tornare a essere protagonista in Europa recuperando quel vuoto imposto dall’UE per tutelare i paesi produttori di riso, in primo piano l’Italia. Ne sono consapevoli i risicoltori italiani. Giuseppe Ferraris, presidente del gruppo riso di Copa-Cogeca a Bruxelles (il coordinamento delle organizzazioni professionali e delle cooperative europee: “Con Ente nazionale Risi ci stiamo battendo perché i risultati raggiunti non vadano vanificati. Prima di tutto chiediamo alla Commissione di rivedere l’art. 22 del regolamento affinché il danno causato dalle importazioni non sia riconosciuto soltanto all’industria risiera, ma anche al mondo agricolo. Non solo: che la clausola di salvaguardia scatti automaticamente, senza più bisogno di richiederla, in presenza dello sforamento di una soglia minima di merce importata. L’automatismo metterebbe al riparo il settore italiano da massicci arrivi massicci dall’esenzione di dazi”. Paolo Carrà, presidente Ente Nazionale Risi: “Benché le quotazioni di tutte le varietà in questo momento siano soddisfacenti, con un mercato che sembra impazzito, noi temiamo che si torni alla situazione ante-Covid. Infatti sul fronte della tutela la Commissione europea non ci sente, è miope, rimane ancorata a una visione non obiettiva. La richiesta di modificare il regolamento SPG (Sistema delle preferenze tariffarie generalizzate) resta inascoltata perché si sostiene che danneggerebbe le popolazioni di quei paesi svantaggiati. In realtà nel Sudest asiatico esiste già una violazione dei diritti umani di cui l’Europa dovrebbe tenere conto. Noi chiediamo l’applicazione dell’automatismo della salvaguardia e se proprio non è possibile, che almeno il riso esportato verso l’UE sia inserito nella lista dei prodotti che pagano il dazio”.

Il dibattito si accenderà nelle prossime settimane. Sullo sfondo gli interessi delle potenti lobby del Nord Europa, dove imperano le industrie di trasformazione che utilizzano cereale importato a prezzi concorrenziali.

 

You must be logged in to post a comment Login