Regione e agricoltura, un grande avvenire dietro le spalle

Regione e agricoltura, un grande avvenire dietro le spalle

Raccontiamo una breve cronistoria della Regione Piemonte e del suo assessorato all’agricoltura, per conoscere più da vicino l’evoluzione dell’agricoltura della terra subalpina e le interazione che in tutti questi si sono sviluppate tra il mondo dei campi e le istituzioni. Questa è la prima di due puntate.

di Salvatore Vullo

L’istituzione delle Regioni (a statuto ordinario), ovvero l’elezione dei Consigli Regionali, avvenne con le elezioni del 7 Giugno 1970, benché piemonte

la Costituzione della Repubblica Italiana, dalla data della sua entrata in vigore, nelle sue disposizioni, fissava entro un anno l’indizione delle elezioni dei Consigli Regionali.

Quello dell’agricoltura si configura da subito un assessorato importante e di grande peso, poiché tratta di una materia di forte competenza regionale e si occupa di un settore di vasta rilevanza soprattutto politica e sociale (l’Italia è ancora un Paese profondamente agricolo e rurale).

La Regione assorbe le strutture e le competenze degli Ispettorati Provinciali dell’agricoltura, espressione agricola di quelle che erano le ramificazioni capillari dello Stato; che diventato i Settori Decentrati dell’agricoltura regionale. Nel contesto la Comunità Europea imposta le prime proposte di riforme strutturali per l’Agricoltura Comunitaria, che si svilupperà sotto forma di Direttive Comunitarie. Spicca in questo periodo il “Piano Mansholt”, preparato da Sicco Mansholt, commissario europeo per l’agricoltura.

In Piemonte, la prima legislatura (1970 – 1975), parte con tutti i limiti oggettivi e sperimentali del nuovo soggetto “Regione” e della conflittualità politica che rende instabili le alleanze e i governi; si inizia con un primo governo (Giunta) Centrista (DC, PSDI, PRI, PLI) presidente Edoardo Calleri Di Sala (DC), assessore all’agricoltura Piero Franzi (DC), che dura dal 1970 al 1973 con ben 4 rimpasti; dal dicembre 1973 al 1975 segue un governo e una giunta di Centro Sinistra, (DC, PSI, PSDI, PRI, PLI), con presidente Gianni Oberto Tarena (DC) e assessore agricoltura Mauro Chiabrando (DC).

Le elezioni regionali del 1975, con l’avanzata generale delle sinistre, in particolare del PCI , segnano un anno di svolta e il formarsi, in Piemonte, così come in tante parti d’Italia e in tanti enti locali, di una giunta di sinistra (PCI, PSI, PSDI); presidente viene eletto Aldo Viglione (PSI) e assessore all’agricoltura Bruno Ferraris (PCI). Questa giunta, tra tanta tensione ideale, tante utopie e un po’ di sano riformismo, anche in agricoltura mette in piedi leggi e provvedimenti fondamentali e importanti. Si abbozza il primo progetto di legge regionale di attuazione della legge nazionale di recepimento delle Direttive Comunitarie sull’Ammodernamento dell’Agricoltura, che diventerà poi la legge regionale n. 15 del 1977. Sempre in quel periodo si elabora quella che diventerà la legge regionale organica, omnibus sull’agricoltura, la n. 63 del 1978 che, tra modifiche e integrazioni, ha attraversato la storia della Regione fino ai nostri giorni ( è tuttora in vigore e rappresenta ancora un buon strumento di intervento)

.Quella legislatura si svolge anche nel mito della programmazione o pianificazione; nel 1977 viene istituito l’ESAP (Ente di Sviluppo Agricolo del Piemonte) con i suoi Piani Agricoli di Zona, si predispongono tante leggi importanti, e ancora in vigore, come la L.R. n. 37 del 1980 sulle Enoteche regionali, botteghe del vino, strade del vino, la L.R. n. 39 del 1980 sul controllo e repressione delle frodi in vitivinicoltura; ed ancora, gli interventi per far risalire l’agricoltura dalla sua storica subalternità, creando nuovi strumenti per aumentare il loro potere contrattuale nei confronti dei trasformatori e commercianti. A tal proposito ricordiamo che proprio nel 1979 viene firmato in Regione, per la prima volta nella storia, “l’Accordo interprofessionale normativo ed economico sulle uve Moscato”. In tale contesto, una particolare attenzione, normativa e finanziaria, viene riservata allo sviluppo e sostegno della Cooperazione che hanno avuto tradizionalmente un ruolo importante nella storia agricola e vitivinicola in particolare, che si intreccia nella storia economica e sociale del Piemonte.

Con le elezioni del 1980 si riforma una Giunta di Sinistra (PCI, PSI, PSDI, PDUP), con presidente della Regione Ezio Enrietti (PSI) e Bruno Ferraris che viene riconfermato assessore all’Agricoltura. Una maggioranza debole e conflittuale (crescono le divergenze strategiche tra PSI e PCI); dunque una legislatura travagliata; un cambio di presidente nel 1983: Viglione che sostituisce Enrietti dimessosi per candidarsi alla Camera (ma non eletto); a ciò si aggiunge lo scandalo Zampini che coinvolge due assessori regionali e il conseguente rimpasto.

Le elezioni amministrative del 1985 si svolgono all’insegna del conflitto a sinistra tra PSI e PCI, il riformismo Craxiano si scontra con le posizioni ideologiche e massimaliste del PCI, come accade in molte parti d’Italia, anche in Piemonte si formano le giunte di Pentapartito (DC-PSI-PSDI-PLI-PRI). Vittorio Beltrami viene eletto Presidente della Regione, assessore all’agricoltura è Emilio Lombardi, entrambi della DC. Una legislatura che si trova subito ad affrontare l’emergenza e la crisi del dramma “Metanolo”, esploso nel marzo 1986 e qualche mese più tardi (maggio 1986) la gestione degli effetti della nube radioattiva di Cernobyl; di rilievo, ricordiamo, tra l’altro, il varo della L.R. 35 del 1988 sulla carne bovina certificata e l’avvio del Piano di Lotta Integrata, in risposta anche alle gravi emergenze di inquinamento dei terreni e falde per la concentrazione di erbicidi e antiparassitari.

Questa alleanza viene confermata anche nelle elezioni del 1990; presidente della Giunta è Gianpaolo Brizio (DC). Ma, sarà, come sappiamo, una legislatura travagliata e devastata dalle ombre cupe e grevi di Tangentopoli e del “Manipulitismo” dilagante, come avviene in tutta l’Italia, che taglierà tante teste e segnerà la fine della Prima Repubblica. Sarà sempre Gianpaolo Brizio a traghettare, in modo travagliato, questa legislatura, con tre Giunte: le prime due di pentapartito, che durano fino al Maggio 1994, con il susseguirsi di tre assessori all’agricoltura: Emilio Lombardi (DC) fino al Marzo 1993; Francesco Fiumara (PSI) dal Marzo 1993 al Febbraio 1994; in tale periodo, 18 aprile 1993, si svolge un referendum nazionale con diversi quesiti, tra cui quello per l’abolizione del Ministero dell’agricoltura in cui vincono i sì con il 70%. Il 3° assessore è Emilia Bergoglio (DC) dal febbraio al maggio 1994.

Infine, dal Giugno 1994 al Marzo 1995, la terza giunta Brizio, con l’ingresso in maggioranza del PCI che, con Lido Riba, esprimerà anche l’assessore all’agricoltura; tale giunta chiuderà la travagliata legislatura. Le elezioni regionali del 1995 segneranno il passaggio, anche per le Regioni, alla 2° Repubblica, che racconteremo nella prossima puntata.

 

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