Quelle suffragette che accesero la risaia

di Gianfranco Quaglia

Le suffragette, il bel film con Meryl Streep protagonista, proiettato in molte sale cinematografiche prima, durante e dopo la Giornata Internazionale della Donna, è un inno all’emancipazione femminile che ci ricorda la dura lotta combattuta in prima linea dalle giovani londinesi a inizio ‘900 per ottenere la parità nel diritto al voto, il suffragio universale. Vale la pena di sottolineare che tre anni dopo, siamo nel 1906, a migliaia di chilometri di distanza da Londra, precisamente nella risaia italiana, altre donne lavoratrici scendevano in piazza per rivendicare una non meno importante conquista, che segnerà una svolta nella storia delle lotte contadine e operaie: la battaglia per le otto ore. Sono le mondariso a vincerla, al canto di «se otto ore vi sembran poche provate voi a lavorare e sentirete la differenza di lavorar e comandar». Una canzone di lotta, destinata a diventare un simbolo per le lavoratrici dei campi, poi anche nelle fabbriche. Sino a quel momento si scendeva in risaia dal levar del sole sino al tramonto (dieci-dodici ore), ma alcune prima di raggiungere il luogo di lavoro dovevano sobbarcarsi a piedi lunghi tragitti e quindi partivano da casa prima che albeggiasse. Non fu una rivendicazione facile. Soprattutto nel Vercellese il cammino verso quel traguardo fu segnato da scioperi, vessazioni, tumulti che venivano sedati anche dai carabinieri a cavallo, con vittime, arresti, processi. Le «suffragette» della risaia non combattevano per la parità del voto (un’idea ancora lontana nelle campagne italiane) ma per ottenere condizioni di vita meno disumane. Fu una mobilitazione spontanea, che arrivava dalla risaia dove le donne curve dall’alba alla sera subivano un’ingiustizia strutturata dalla consuetudine e da leggi che poco avevano da spartire con l’umanità. Scardinare quel contesto nel quale il padrone dalle bele braghe bianche aveva sempre la meglio sembrava impresa impossibile, da pagare a duro prezzo. Eppure ci riuscirono, anticipando di oltre mezzo secolo la generazione delle femministe.

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