Quella benedizione che viene da lontano

Quella benedizione che viene da lontano

benedizione2Si perdono nel tempo le origini della benedizione degli animali che cade il 17 gennaio, quest’anno di domenica. Rappresenta ovunque – e non solo in Italia – un momento particolarmente significativo per il mondo agricolo, una data spartiacque fra la stagione che si è conclusa e l’attesa di quella nuova. Gli animali utilizzati per i lavori agricoli, naturalmente sono sempre di meno o quasi vicini allo zero, tuttavia prevalgono la tradizione e la devozione che non sono state scalfite dalla trasformazione del settore agroalimentare. Così, con mucche, pecore, capre, suini e cavalli, la benedizione viene impartita ormai anche a trattori e altri mezzi agricoli. Oppure – ormai è abitudine consolidata – si fa la coda per una benedizione anche in città per gli animali da affezione (cani, gatti, criceti, pappagalli ecc.). Il giorno di Sant’Antonio è «adottato» anche da club di servizio, come accade a Novara, dove il Lions Club Novara Host (uno dei più longevi d’Italia, vicino al sessantesimo) domenica ha organizzato la benedizione insieme con la parrocchia Madonna Pellegrina. Inizio alle 15,30, davanti alla chiesa della Madonna del Bosco, lungo la statale che conduce a Vercelli. Le offerte raccolte saranno destinate al servizio cani guida Lions per i non vedenti e alle esigenze di intervento sociale della Parrocchia Madonna Pellegrina.
Sarà anche l’occasione per riflettere sul significato di una giornata che lega il mondo agricolo alla fede e alla tradizione, alla devozione per Sant’Antonio abate considerato anche il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato accanto a un maiale che reca al collo una campanella. In realtà – secondo alcuni storici – la tradizione di benedire gli animali non sarebbe legate direttamente a S. Antonio:nascerebbe nel Medioevo in Germania, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all’ospedale, dove prestavano servizio i monaci di Sant’Antonio. A partire dall’XI secolo gli abitanti della città cominciarono a lamentarsi della presenza dei maiali che pascolavano nelle vie e i Comuni allora vietarono la circolazione, salvaguardando tuttavia i suini, considerati sacri, di proprietà degli Antoniani, perché ne ricavassero cibo per i malati, balsami per le piaghe e sostentamento economico.

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