Quando il vetro ha un’anima: l’arte di Soheila, stella dell’antica Persia fra le risaie (photogallery)

Quando il vetro ha un’anima: l’arte di Soheila, stella dell’antica Persia fra le risaie (photogallery)

di Gianfranco Quagliastella13

Soheila Dilfanian ha scelto la risaia per dare un’anima alle sue creazioni: vetrate artistiche e oggetti in vetro dipinti con il cuore e la passione. Soheila arriva da Teheran, che lasciò quando era giovanissima e c’era ancora lo Scià Reza Pahlavi: venne in Italia per studiare architettura d’interni all’Accademia delle Belle Arti di Milano. Allora, siamo sul finire degli anni Settanta, non avrebbe mai pensato di dedicarsi all’arte vetraria. <<Volevo progettare case>> racconta nel suo laboratorio a San Nazzaro Sesia, circondato da risaie e alberi di bambù. A Soheila basta dare un vetro, un frammento, perché lei lo trasformi in qualcosa di animato, vestito di colori, immagini, profili, volti, sfumature. Lontani i giorni in cui frequentava a Genova e poi a Milano il Politecnico, e sognava di diventare architetto d’interni. Tutto accadde durante la ristrutturazione di un appartamento nel capoluogo lombardo. <<C’erano vetrate da rivedere, ridare smalto e colori – racconta – e così cominciai>>. Poi incontrò con colui che sarebbe diventato suo marito, nell’82 il trasferimento a Casaleggio, sempre in risaia, dove il marito avviò un’azienda agricola per la produzione di energia alternativa. In quel paese, poco lontano, mosse i primi passi, poi il trasferimento a San Nazzaro Sesia. Nei giorni d’inverno come questi la nebbia livella tutto e tutti. Sotto questo mantello grigio che preserva anche da sguardi curiosi, l’artista venuta dall’antica Persia crea e lavora nel suo laboratorio-atelier, dove nascono e si perfezionano studenti di talento che con lei producono e rifiniscono opere.

L’artista iraniana si ispira talvolta agli scritti di di Omar Khayyam, l’astronomo, poeta e filosofo persiano dell’undicesimo secolo. Ma può essere anche una semplice foglia a fornire lo spunto, oppure sono gli stimoli delle stagioni e della campagna che circonda questo tempio del vetro. Come la creazione di mondariso stilizzate, con i grandi cappelli, chine sulle risaie, una proposta presentata a Expo.

Sohelia è chiamata sovente a restaurare o ricostruire vetrate di chiese, collabora con il museo di Venaria Reale. Ha esposto a New York, progettato la grande vetrata per un centro commerciale a Singapore, il trofeo per le Olimpiadi invernali di Torino, una scultura sull’11 settembre esposta a Ercolano. Queste alcune delle tante opere realizzate dall’architetto, che ama farsi chiamare semplicementre Soheila, antico nome persiano il cui significato è stella.

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