Sono 200 gli alieni nemici delle coltivazioni

Sono 200 gli alieni nemici delle coltivazioni

di Enrico Villa

vespaHa una livrea dai colori metallici che ricorda Le guerre stellari e che potrebbe benissimo  prestarsi per i giochi elettronici dei ragazzi. Ma è un piccolo calabroide, famelico di vegetali, ortaggi e praterie che preferisce, provocando autentici disastri come negli Stati Uniti e in Canada nella regione dell’Ontario. In Italia è giunto, forse in aereo nel 2014, e si è insediato nella Valle del Ticino, ad un tiro di fucile dall’aeroporto della Malpensa. In piccolo le sue fattezze ben conosciute dagli entomologi che lavorano all’Università di Milano e negli altri atenei della Penisola, sarebbe piaciuto al romanziere interplanetario Giulio Verne.

 

Protagonista dei social

Invece è un calabrone del tutto terreste, diventato una forte preoccupazione per gli orticoltori (pomodori del Salernitano) nonché per i floricoltori dell’alta Italia con un nome curioso: Popillia Japonica. In gioco sono gli ortaggi e i fiori, di cui Popillia Japonica è golosisima.  In dodici mesi è anche diventata un protagonista dei social di Internet che hanno scatenato gli interventi degli esperti di entomologia  i quali hanno ricordato: le prime norme sanitarie contro gli alieni sono state varate negli 1913, un anno prima della Grande Guerra anche per contenere la peronospora della vite. E in poco per più di un secolo – valutazione di Coldiretti – i terribili insetti parassiti provocano danni di un miliardo di euro, favoriti dal surriscaldamento globale e dalla globalizzazione dei trasporti i quali facilitano lo spostamento, di migliaia di chilometri assieme alle derrate e alle altre merci sfuggite al controllo dei servizi fitosanitari. E la mancata vigilanza provoca danni in migliaia di euro, più l’aumento qualche volta sprovveduto del ricorso massiccio ai pesticidi quando il solo ricorso alle  tradizionali trappole si rivela inutile.

 

Lupi, cinghiali, nutrie

Un anno fa la comparsa nella valle del Ticino, a ridosso dell’aeroporto della Malpensa, della pericolosa Popillia Japonica, anche catalogata come Calabrone asiatico, ha  rinfocolato il dibattito sui parassiti animali i quali arrecano danni sostanziali alle colture agricole e agli allevamenti, talvolta vivacizzato dai movimenti animalisti ed ecologici . E’ nota la posizione netta delle categorie agricole, non sempre considerata dalle autorità amministrative territoriali, contro i selvatici che costituiscono danno agli armenti e alle coltivazioni: i lupi e in cinghiali in primo luogo, cui si è aggiunta la nutria, di veloce riproduzione e dilagata in tutta la Penisola. La diffusione del roditore, che anche provoca danni in risaia, è stata favorita  grazie alle pellicce dell’animale, commercialmente pregevoli, ma che dovrebbe essere contenuto con la sua eliminazione sistematica. La  varata riforma dell’Ente Provincia, con la competenza del controllo delle nutrie, che si nutrono di radici del riso e che,  come i castori, sconvolgono con vistose gallerie gli argini delle camere di risaia, non può più attuare la lotta alle nutrie, nel frattempo passata ai comuni. Però l’Ente Comunale e le ordinanze dei sindaci si fanno attendere, come ancora recentemente ha evidenziato Confagricoltura di Vercelli e Biella  chiedendo interventi concreti.

 

Gli insetti pericolosi

Ma i solleciti più importanti, sostenuti da convegni e ricerche universitarie di Torino e di Milano,  provengono dai piani strategici per contenere la diffusione degli insetti. Secondo gli studiosi di entomologia, gli insetti che minacciano le coltivazioni, sono circa duecento. Di questi sette o otto circa, come già Popillia Japonica, sono considerati assai pericolosi. Alcuni, nonostante la lotta tradizionale, sono in Italia dagli anni Dieci del secolo scorso. Tra di essi, la Vespa vellutina acerrima nemica delle api che cattura e mangia in volo, il Moscerino dagli occhi rossi che annidandosi in essi distrugge i piccoli frutti, la Xylella Fasdiosa che sta distruggendo gli oliveti mediterranei, la Drycosmus Kuriphilus, in montagna responsabile della ecatombe di castagne,  più la Zanzara tigre anche conosciuta come  Aedes albopictus. Tutti sono giunti da noi per la globalizzazione, il caldo torrido  di questi giorni o, come più severamente dicono gli entomologi, per le gravi scorrettezze commerciali.

You must be logged in to post a comment Login