Passerelle a Vinitaly e assenze a Bruxelles

di Gianfranco Quaglia

Il Vinitaly 2018 ha confermato, se ce ne fosse stato bisogno, di essere non solo la vetrina mondiale del vino ma il palcoscenico scelto e preferito dalla politica italiana. La fase di particolare incertezza che stiamo vivendo è stata contrassegnata dalla presenza, meglio dalla passerella dei big, a cominciare da Salvini e Di Maio, per passare alla presidente incaricata di esplorare possibili forme di Governo, Elisabetta Casellati; Zaia, Martina, Olivero. Visti anche Brunetta e Gelmini. E poi il presidente del Consiglio in carica, Gentiloni. Insomma, la terza Camera, in competizione con Porta a Porta.

Al di là delle metafore, restano punti fermi e incontrovertibili: la forza di Vinitaly, il peso di un settore che può fare la differenza ed è traino dell’agroalimentare italiano e che potrebbe o dovrebbe dire la sua là dove occorre contare. In realtà non sempre è così: passata la festa, l’agricoltura rischia di passare in seconda fila, cenerentola nella scaletta delle considerazioni e attenzioni. Gli imprenditori agricoli presenti in fiera hanno chiesto ai politici una sola cosa: fare presto, non dimenticarsi di loro, tagliare la burocrazia per essere competitivi e rappresentativi là dove serve, ad esempio a Bruxelles.

A proposito di Europa. Proprio nei giorni di Vinitaly, lontano dai riflettori caserecci italiani, la politica europea prendeva una decisione che di fatto smentiva quanto costruito faticosamente in Italia: l’etichettatura. I Paesi membri dell’Ue, inclusi rappresentanti italiani e con la sola astensione di Lussemburgo e Germania, approvava  il regolamento esecutivo sull’indicazione in etichetta dell’origine degli alimenti che di fatto supera i decreti interministeriali italiani sull’obbligo di etichettatura di riso, pasta, pomodoro e suoi derivati, latte e prodotti lattiero-caseari. Secondo l’Ue basterà infatti aver un marchio registrato e nessun obbligo di indicazione di origine dell’ingrediente primario. La sconfessione è un duro colpo per le aspettative italiane che speravano in un’etichettatura unica europea. Il nuovo provvedimento dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2020, ma è una chiara indicazione della tendenza in atto. A maggior ragione il mondo agricolo chiede di essere rappresentato presto. Anzi, subito.

 

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