Ortofrutta e Basmati svenduti con la formula ”Tre per due”

Ortofrutta e Basmati svenduti con la formula ”Tre per due”

fruttadi Enrico Villa

In Piemonte, con buona pace degli orticoltori, stanno inarrestabilmente aprendo supermercati specializzati nell’offerta di tutti gli ortaggi e frutta della regione Piemonte . Lo stimolo per attirare i consumatori è rappresentato da una vasta gamma di merce offerta ad un euro per ogni chilogrammo. Però, accanto, rispettando il meccanismo dello “specchiettodelle allodole” (i consumatori) ortaggi anche a due o tre euro. Però l’acquirente non se ne accorge più e compera. Il gioco è fatto. Sorge spontanea, a questo punto, la domanda: “Quanto in realtà è stato pagato al produttore l’ortaggio offerto a un euro e non sempre di qualità, con l’apparente gradimento della massaia e dei suoi familiari?”

Lo specchietto delle allodole

Non solo, come anche conferma una accurata inchiesta della Regione Emilia-Romagna. Lo specchietto delle allodole è utilizzato anche dalla grande distribuzione: per un euro al pezzo sono offerti 4.000 articoli riguardanti l’alimentazione, scontati e in offerta speciale, con la presunta giustificazione delsupermercatodisposto avendere merce denominatacommercialmente “due per tre” e messa a disposizione di disoccupati, cassa integrati,pensionati con il minimotrattamento di quiescenza. Una multinazionale tedesca della grande distribuzione, nel luglio scorso ha messo a disposizione con il costo di un euro, o pocomeno, confezioni di un chilogrammo di basmati. Il riso indiano, inquadrato nel contesto delle campagne di vendita delle diete orientali anche richiamate dai padiglioni di Expo 2015, è andatoa ruba. Alla fine della giornata, di confezioni di basmati con l’allusione poco chiara in etichetta e nel prezzo che anche si trattasse di riso italiano, non ce n’era più. E uno dei risultati, visibili a quanti girano e controllano con puntiglio gli scaffali dei supermercati, è stata: L’operazione promozionale Basmati è andata a svantaggio dei risi italiani offerti dalle primarie case italiane, come Gallo, Scotti e altre. Per il basmati a un euro, o poco meno al chilogrammo, per le altre marche e varietà di riso made in Italy, l’attrazione di cereale nazionale è di molto diminuita. E le confezioni, di conseguenza, sono rimaste negli scaffali.

 Quell’accordo scandaloso

Tutto questo avveniva quando a Bruxelles il commissario al commercio Cecilia Malmstrom concludeva vantaggiosissimi accordi con il Vietnam, produttore importante di riso indica compreso il Basmati. E, inoltre, la Unione Europea aboliva i dazi comunitari per altri 80 mila tonnellate di riso orientale in arrivo dall’ Asia. Alcuni organi di informazione hanno definito accordo scandaloso della Comunità l’accordoche in tutta Europa facilita il meccanismo del basmati a un euro al chilogrammo, penalizzando grandemente il cereale dei Paesi del Sud – Europa, compresa l’Italia grande produttore di riso nostrano. Una volta ancora la Gdo si sarebbe infischiata dei produttori iniziali come, del resto, sta avvenendo per gli ortaggi destinati all’esportazione che in rilevanti quantitativi sono destinati all’Europa. Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, commentando lo scenario complesso, ha fatto rilevare: “Per queste situazioni, i produttori italiani di ortaggi perdono 500 euro su prezzi delle singole derrate, assolutamente per nulla compensate rispetto ai costi di produzione”. Questo vale per l’orticoltura. E anche vale per il basmati, in arrivo dall’Oriente senza più dazi che facilitano le azioni promozionali contro il presunto caro-vita, intraprese dalle più importanti catene in Italia dedicate dalla Gda.

 Settore frutticolo il più colpito

La Coldiretti, su elaborazione dei dati Istat analizzati appunto in riferimento all’ortofrutta, ha ulteriormente inquadrato l’importanza del comparto in relazione alla dieta dei consumatori italiani. Evidenzia Moncalvo:”L’italia ha il primato europeo nella produzione che genera un fatturato di 13 miliardi con 236.240 aziende che producono frutta, 121.521 che producono ortaggi, 79.589 patate, 35 426 legumi secchi”. Anche per i supermarket dell’orticoltura, per cui è difficile concludere accordi di filiera a causa della frantumazione del comparto, il settore più colpito è stato quello frutticolo dovuto a consumatori che mangiano meno frutta da noi coltivata i quali rinunciano a pesche mele e susine, insidiate da coltivatoti californiani industrialmente più attrezzati. “La superficie coltivata a frutta in Italia – precisa l’Ufficio studi di Coldiretti – è passata da 426.000 ettari a 286.000, un crollo netto del 33 per cento in 15 anni”. E aggiunge lo studio, elencando le flessioni dei consumi dei diversi segmenti della filiera: “A determinare la scomparsa delle piante da frutto è stato il crollo dei prezzi pagati agli agricoltori che non riescono più a coprire neanche i costi di produzione”. Nonestranei a questo stesso collo sarebbero i supermarketdell’ortofrutta, nonché le offerte con il meccanismo di un euro al chilogrammo, del resto anche utilizzato per il basmati offertoa un euro al chilogrammo. I vagheggiati, veri accordi di filiera migliorerebbero la situazione, forse anche influenzando i giganteschi uffici acquisti della Gda e controllando con contromosse quanto avviene nei supermercati, oggi una realtà finalmente da prendere in considerazione dai produttori agricoli.

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