Non rischiare, non portare a casa l’alieno in valigia

Non rischiare, non portare a casa l’alieno in valigia

di Enrico VillaStampa

La Regione Lombardia, servizio fitosanitario e Ersap, hanno rivolto al grande pubblico questo invito, riprodotto sulle carrozze dei metrò di Milano e sugli altri mezzi pubblici del territorio: Dont’risk it/Non rischiare. L’appello è destinato a quanti, inconsapevolmente, viaggiano in aereo o in treno, e nei bagagli si portano appresso animaletti devastanti per le coltivazioni nonché larve pronte a diffondersi senza alcun controllo nelle aree agricole.

Tutte le strutture fitosanitarie delle regioni del nostro Paese, in questi anni hanno accertato: gli esseri alieni, per tanto tempo sconosciuti alla nostra biologia e agronomia, non si insinuano nelle mostre aree attraverso le merci inviate in tutto il mondo, conseguenza crescente della globalizzazione, bensì con la complicità delle valigie e degli altri bagagli a mano. E, poi, trovano l’ambiente adatto per colonizzare intere aree. Così, per esempio, è accaduto per il coleottero Popilla Japonica contro cui Piemonte e Lombardia hanno dichiarato un guerra vera e propria. La percezione della Popilla Japonica, diffusa nelle Azzorre e negli Stati Uniti, in Italia si è avuto per la prima volta nell’estate del 2014 sia nella parte piemontese che lombarda del Parco del Ticino. Forse il coleottero, famelico consumatore di radici di prati e coltivazioni come il mais, è approdato in Italia utilizzando le stive-bagagli degli aerei atterrati a Linate, Malpensa, Bergamo Orio al Serio. Le larve, si sono interrate nel Parco del Ticino ricomparendo come coleotteri divoratori nell’anno successivo, fra giugno e agosto, provocando i disastri che nel 2016 non sono stati arrestati dalle trappole con insetti antagonisti, dai fitofarmaci specifici, dalle campagne di informazione. Lombardia e Piemonte hanno inondato i loro web di indicazioni, insistendo su un principio: questi parassiti si combattono validamente con gli accorgimenti anche adottati per arrestare la diffusione delle malattie che riguardano le persone. In base al Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n.2014, e norme seguenti, è stato istituito un passaporto di accompagnamento per vegetali in importazione e in esportazione e, di conseguenza, sono stati rafforzati i controlli fitosanitari negli aeroporti nonché, per il legno , nelle stazioni ferroviarie dove arrivano i tronchi. La struttura fitosanitaria della Lombardia, che si avvale di un laboratorio gestito dall’Ersap, ha ribadito: per esportare vegetali e prodotti dall’Unione Europea verso terzi è necessario richiedere il certificato al servizio fitosanitario regionale. Non solo. Sulla Popilla Japonica, i fitosanitari subalpini, per fini di divulgazione hanno impegnato il loro mensile Agricoltura. E Giovanni Bosio e Davide Venanzio hanno spiegato che la Popilla Japonica quale pericolo costituisca. Negli Sati Uniti e in Canada il coleottero per la disinfestazione costa ogni anno decine di milioni di dollari, calcolando anche la distruzione di praterie e altre coltivazioni. In realtà, la Popilla Japonica, originaria dell’Estremo Oriente, secondo i ricercatori Bosio e Venanzio per stroncare il coleottero occorre una sistematica lotta biologica e microbiologica che negli Usa perdura dagli anni Venti e che ha richiesto l’introduzione sul territorio americano di ben 49 insetti antagonisti.(Agricoltura, fascicolo n.88, Regione Piemonte, Servizio fitosanitario).

Tuttavia la Popilla Japinica, da oltre un anno al centro delle cronache giornalistiche, è solo uno degli alieni che turbano i fitosanitari in tutta la penisola. Ultimamente, forse per ragioni anche politiche, le organizzazioni di vigilanza fitosanitaria sono state accusate di essere troppo severe e di perdere tempo con norme contro i parassiti. Ma, poi, si è constatato che, senza i servizi fitosanitari, i danni sarebbero ancora maggiori, forse inarrestabili. La Xilella Fastidiosa, che in Puglia e in Liguria ha aggredito pesantemente l’ulivo, è un esempio. Un altro esempio è rappresentato dalla Erwinia Amilovora, con focolai individuati in Lombardia nel comune di Telgate (Bergamasca); ossia batterio che distrugge le piante e la floricoltura della famiglia delle Rosacee: in particolare melo, pero, piracanta, cotognastro, biancospino e photinia. L’allarme sembra giustificato per frutticoltori e fioricultori nelle province di Sondrio, Milano, Varese e Mantova. Secondo gli esperti, la “lotta produttiva” si realizzerà soltanto bruciando le piante.

Ma più di tutto, in questo momento riguardante l’informazione per le Olimpiadi brasiliane, al centro dell’attenzione è la Zanzara Tigre (genere Aedes) che, come accertato dal 1947, si annida nel legname e in vegetali d’acqua e diffonde il virus Zika (Zikv) di cui fu primo vittore una scimmia ugandese. Il virus Zika attacca anche le persone (in particolare le puerpere) determinando probabili mutazioni genetiche nei nascituri. Così, nell’ambito della tutela umana, l’organizzazione sanitaria mondiale ha dichiarano lo Zika Virus una emergenza internazionale soprattutto per le punture agli atleti in Brasile. E piante e legname sospetti di Zanzara Tigre sono sottoposti a vigilanza fitosanitaria per vegetali provenienti da aree anche risicole concorrenziali del riso europeo, e cioè: Colombia, Brasile, Suriname, El Salvator, Guyana, Honduras, Messico, Panama, Venezuela, Barbados, Bolivia, Equador, Guatemala, Haiti, Porto Rico, Paraguay, S.Martin, Martinica, Guadalupa. Da questi Paesi attenti alla Zanzara Tigre, diffusa inconsapevolmente con le partite di riso esentasse in importazione.

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