Nel bosco c’è un tesoro: ambiente, occupazione, made in Italy

Nel bosco c’è un tesoro: ambiente, occupazione, made in Italy

di Enrico Villa

Un anno fa, il primo dicembre 2017, dal ministero dell’Agricoltura e delle Foreste fu preannunciato un decreto per ridurre le importazioni di legname, assai importante perché caratterizza la filiera del legno, fondamentale per le nostre foreste, il nostro artigianato di eccellenza, la nostra industria che agiscono sui mercati internazionali. Il Sole 24 ore, con un articolo di Vincenzo Rutigliano salutò positivamente l’intenzione con questa motivazione: l’obbiettivo era di ridurre le importazioni di legname intorno agli 8 miliardi all’anno i quali garantirebbero il lavoro a circa nuovi 170 mila addetti che si aggiungerebbero ai 2 milioni 600.000 occupati in Europa comunitario nell’ambito della filiera del legno la quale si distingue per la fantasia dei progettisti. Da anni l’alleanza stretta fra agricoltura specializzata, come la forestazione e l’attività industriale, è un fatto concreto e produttivo, annualmente testimoniato dai successi delle mostre internazionali delle imprese italiane. Le rassegne provano che il made in italy di questo settore, di frequente batte la Finlandia e i paesi scandinavi, con primati conseguiti che incominciarono nel primo Novecento.

Secondo gli ultimi sondaggi, in Italia la forestazione della Penisola sta aumentando di circa il 4%. Riferendosi ai boschi piemontesi (976.953 ettari, dato del 2016) questo è il commento condiviso dal comparto agricolo: Se valorizzati con pratiche di gestione sostenibile, infatti i boschi piemontesi possono favorire la crescita dell’indotto produttivo e garantire lo sviluppo socio-economico delle aree marginali di montagna. In Italia, dati dal Rapporto Fao sulle risorse forestali mondiali, la superficie forestale è di circa 10 milioni di ettari, pari ad un terzo del territorio nazionale, ossia il 5% di quella europea e al sesto posto dei paesi europei con la maggiore estensione delle foreste comprendenti Svezia, Finlandia, Spagna, Francia, Germania, statisticamente escludendo la Russia. Nei 15 anni presi in considerazione – annota la Faola superficie forestale destinata alla conservazione e alla protezione della biodiversità è andata notevolmente aumentando fino a raggiungere gli attuali circa 3 milioni di ettari, pari al 30% della superficie forestale nazionale. Anche i dati che riguardano l’utilizzo del legname, che in parte riguarda direttamente la Filiera del legno, sono importanti. Sempre secondo la Fao, le utilizzazioni legnose ammontano a circa 10 milioni di metri cubi e di esse più del 60% è rappresentato dalla legna da ardere, proveniente in gran parte da boschi cedui. In particolare per quel che riguarda la legna da ardere, le statistiche mostrano una ripresa di questo settore produttivo in cui invece negli ultimi anni si era evidenziato un certo declino. Questo stesso commento è ripreso da Il Sole 24 ore, in riferimento all’ipotizzato decreto del ministero dell’Agricoltura e delle Foreste sulla riduzione delle importazioni di legname, in particolare da ardere, che a Milano viene utilizzato ampiamente per alimentare i forni per le pizze. Il commento richiama anche la necessità dei protocolli forestali in base ai quali con l’abbattimento di una pianta sostituita dall’importazione se ne devono piantare una o due nuove. In questo modo assicureremmo il completo equilibrio forestale che, fra l’altro, garantisce la materia prima per l’industria degli imballaggi prodotti per oltre 50 mila tonnellate annue più oltre un milione di pallet.

Che cosa in realtà rappresenti economicamente e socialmente la materia prima legno è evidenziato in una nota illustrativa della Comunità Europea sotto il titolo L’Unione europea e le foreste. Bruxelles precisa che le foreste non sarebbero di sua competenza perché i trattati comunitari non ne fanno mai riferimento. In realtà dal 2013, l’impegno finanziario in funzione delle foreste c’è stato. Circa il 90% dei fondi dell’Ue per le foreste – precisa la nota comunitaria – provengono dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). Durante l’ultimo periodo di programmazione, sono stati stanziati circa 5,4 miliardi di euro. Avendo come riferimento la Pac, principalmente interessata a sostenere il comparto agricolo, in base alle scelte degli stati membri nel periodo 2015/2020 sono programmate spese per circa 8,2 miliardi di euro. Il 27% dovrebbe essere utilizzato per il rimboschimento, il 18% per il miglioramento delle strutture, il 18% per i danni che, sotto diversi aspetti, investiranno i boschi che nei paesi partner della UE occupano complessivamente il 38% della superficie. Con l’accordo degli stati e delle regioni nei prossimi anni le foreste, con grandi tradizioni in tutta Europa entreranno forse nell’orizzonte della Comunità, come già accade per la Politica Agricola Comune

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